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Voce alle donne: prima assemblea regionale delle donne Cgil dopo la pandemia

Nella nostra regione l’occupazione si attesta intorno al 62%, 10 punti in più rispetto alla media nazionale, ma si tratta di lavoro spesso sottopagato, precario e part-time. I dati relativi del rapporto biennale sull’occupazione in Veneto (2020-2021) forniti dalla Regione evidenziano che la parità di genere è ancora lontana: c’è un importante gap salariale tra uomo donna, con picchi di differenze nei ruoli dirigenziali (80 euro all’ora agli uomini e 53 euro all’ora alle donne), mentre nella fascia operaria, nonostante il gap sia minore (17 euro contro 13), ogni euro in meno pesa come un macigno che deve essere demolito.

“Ritrovarci è, dopo quasi 4 anni, un momento necessario per tornare a sentire le voci delle delegate e delle attiviste che vivono e lavorano nei diversi contesti della nostra regione – spiega Tiziana Basso, Segretaria generale Cgil Veneto nel discorso di apertura – sono loro che, persino meglio delle statistiche, possono fare il punto sulle condizioni materiali delle lavoratrici e delle pensionate del Veneto. Una regione in cui peggiora il gap salariale con conseguenze anche sul lungo periodo dal punto di vista previdenziale, le donne rinunciano spesso al lavoro per l’impossibilità di conciliazione vita-lavoro e l’insicurezza sul lavoro continua ad uccidere e causare incidenti gravi nei quali sono coinvolte sempre più donne. Intervenire su questi temi, come anche quello che vede il lavoro di cura prevalentemente a carico delle donne, dà la possibilità di migliorare le condizioni per tutti: il nostro ruolo può essere fondamentale nella contrattazione sociale e aziendale di genere”.

“È importante dare voce alle donne, che sono più della metà della popolazione del nostro Paese, e fare in modo che quel contributo di idee si trasformi in un Progetto di crescita per il Paese – conclude Lara Ghiglione, Segretaria nazionale Cgil – Siamo destinati a regredire culturalmente ed economicamente se non investiamo nel lavoro delle donne, se non le liberiamo dalla precarietà, da part time involontari e bassi salari. Serve poi investire sui servizi pubblici perché la genitorialità diventi un valore sociale e non una causa di discriminazione per le donne. Si parla molto del drammatico fenomeno della violenza di genere ma mai potremo risolverlo se non riequilibriamo lo squilibrio di potere tra i generi e se non rendiamo le donne libere di essere e di scegliere, anche di emanciparsi da rapporti tossici. La CGIL è in campo per questo, ogni giorno. Questa importante assemblea parte di questo impegno”.

Le donne della Cgil Veneto, circa 250 tra funzionarie, segretarie e delegate di tutte le province della regione, si sono organizzate in assemblea presso il Teatro comunale di Mirano, per la prima volta dopo la pandemia,  confrontandosi su temi come gender pay gap, discriminazioni, molestie, precarietà, previdenza, conciliazione vita-lavoro.

Nella nostra regione l’occupazione si attesta intorno al 62%, 10 punti in più rispetto alla media nazionale, ma si tratta di lavoro spesso sottopagato, precario e part-time. I dati relativi del rapporto biennale sull’occupazione in Veneto (2020-2021) forniti dalla Regione evidenziano che la parità di genere è ancora lontana: c’è un importante gap salariale tra uomo donna, con picchi di differenze nei ruoli dirigenziali (80 euro all’ora agli uomini e 53 euro all’ora alle donne), mentre nella fascia operaria, nonostante il gap sia minore (17 euro contro 13), ogni euro in meno pesa come un macigno che deve essere demolito.

“Ritrovarci è, dopo quasi 4 anni, un momento necessario per tornare a sentire le voci delle delegate e delle attiviste che vivono e lavorano nei diversi contesti della nostra regione – spiega Tiziana Basso, Segretaria generale Cgil Veneto nel discorso di apertura – sono loro che, persino meglio delle statistiche, possono fare il punto sulle condizioni materiali delle lavoratrici e delle pensionate del Veneto. Una regione in cui peggiora il gap salariale con conseguenze anche sul lungo periodo dal punto di vista previdenziale, le donne rinunciano spesso al lavoro per l’impossibilità di conciliazione vita-lavoro e l’insicurezza sul lavoro continua ad uccidere e causare incidenti gravi nei quali sono coinvolte sempre più donne. Intervenire su questi temi, come anche quello che vede il lavoro di cura prevalentemente a carico delle donne, dà la possibilità di migliorare le condizioni per tutti: il nostro ruolo può essere fondamentale nella contrattazione sociale e aziendale di genere”.

“È importante dare voce alle donne, che sono più della metà della popolazione del nostro Paese, e fare in modo che quel contributo di idee si trasformi in un Progetto di crescita per il Paese – conclude Lara Ghiglione, Segretaria nazionale Cgil – Siamo destinati a regredire culturalmente ed economicamente se non investiamo nel lavoro delle donne, se non le liberiamo dalla precarietà, da part time involontari e bassi salari. Serve poi investire sui servizi pubblici perché la genitorialità diventi un valore sociale e non una causa di discriminazione per le donne. Si parla molto del drammatico fenomeno della violenza di genere ma mai potremo risolverlo se non riequilibriamo lo squilibrio di potere tra i generi e se non rendiamo le donne libere di essere e di scegliere, anche di emanciparsi da rapporti tossici. La CGIL è in campo per questo, ogni giorno. Questa importante assemblea parte di questo impegno”.

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