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Proteste degli agricoltori, la dichiarazione del Segretario Generale della Flai Veneto

Mattei (Flai Veneto) sulle proteste degli agricoltori: “Se questo settore vuole sopravvivere, deve rinnovarsi nella direzione della sostenibilità. Le norme europee devono essere da stimolo. Da cambiare invece è il sistema di remunerazione da parte delle grandi catene distributive”.

Il Segretario generale della Flai Cgil Veneto, Giosuè Mattei, interviene sulle problematiche legate alle proteste degli agricoltori: “Pensiamo che le norme europee dovrebbero essere da stimolo per costruire le basi di un’agricoltura sostenibile dal punto di vista ambientale e produttivo, attraverso gli investimenti messi a disposizione dalla nuova PAC. Se questo settore vuole sopravvivere, e contestualmente dare un contributo per migliorare le condizioni ambientali e climatiche del pianeta, deve necessariamente rinnovarsi e cogliere le sfide che queste criticità ci impongono. Le coltivazioni intensive, le irrorazioni massicce di fertilizzanti chimici anche proibiti e dannosi per la salute, gli allevamenti intensivi, stanno distruggendo l’ambiente e gli insetti impollinatori nonché rendendo le superfici agricole sterili. Altra questione è invece quella della remunerabilità delle produzioni che non è materia né responsabilità delle istituzioni europee”.

Flai Cgil, insieme all’associazione Terra! Ha sostenuto fin dall’inizio la battaglia contro le aste al doppio ribasso delle produzioni agroalimentari che praticavano la GDO contro aziende di trasformazione e i produttori agricoli.

“C’è un tema assolutamente concreto: le produzioni agricole non sono adeguatamente retribuite dalle grandi catene distributive – continua Mattei – e i margini spesso sono così ridotti da non riuscire neppure a sostenere il costo di produzione. Questo meccanismo infernale è tra le concause che alimentano lo sfruttamento lavorativo ai danni di lavoratori e lavoratrici. Bisognerebbe protestare contro questo modello di sviluppo sociale che impone un consumismo just in time e una filiera così lunga e dispersiva da assorbire tutti i margini di profitto che dovrebbero essere destinati a chi produce i beni agricoli. C’è però un punto critico, ovvero la scarsa propensione dei produttori ad organizzarsi come massa critica contro la concorrenza dei paesi UE ed extra UE. Le proteste dovrebbero essere quindi rivolte al Governo, che potrebbe fare molto per riformare il sistema produttivo e distributivo. Mettere in discussione il Green Deal europeo e gli strumenti della Politica Agricola Europea (PAC) non è la soluzione”.

“Come Organizzazione sindacale, riteniamo irrinunciabile la condizionalità sociale introdotta nella Politica Agricola Comunitaria – conclude Mattei – perché è ingiusto che le risorse pubbliche vadano anche a chi non rispetta la dignità dei lavoratori e lavoratrici, non applicando i contratti collettivi di lavoro, o a chi non rispetta l’ambiente quale patrimonio collettivo e bene comune”.

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