CGIL VENETO
Confederazione Generale Italiana del lavoro Veneto

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La lotta del sindacato contro la criminalità organizzata

Dichiarazione di Silvana Fanelli, segreteria confederale Cgil Veneto

“L’inchiesta in tre puntate dei quotidiani del gruppo Gedi, firmata da Marco Lombardo di Libera, ha il merito di dire una parola definitiva sul radicamento della criminalità organizzata in Veneto e sulle cause di questo fenomeno.

Qualunque tentativo di minimizzarlo, di considerarlo estemporaneo, di sottovalutarne la pericolosità è sbagliato e controproducente.

Più che salvare la reputazione del sistema, impedisce di prendere atto della realtà e di reagire con tempestività ed efficacia.

A questo proposito, condividiamo l’analisi del procuratore Bruno Cherchi, che spiega come sia decisiva, nella lotta alle mafie, la presa di coscienza della società civile e di chi la rappresenta.

Come Cgil Veneto stiamo cercando di fare fino in fondo la nostra parte, in coordinamento con le nostre categorie e le Camere del Lavoro provinciali, perché siamo convinti che la legalità sia fondamentale per garantire il corretto funzionamento dei meccanismi economici e la libertà dei lavoratori, che viene puntualmente conculcata laddove la criminalità organizzata si impossessa delle aziende.

Monitoriamo i luoghi di lavoro e denunciamo agli inquirenti le operazioni sospette. Contrastiamo il caporalato e ogni forma di sfruttamento.

Ci siamo anche costituiti parte civile in tutti i principali processi in corso contro le organizzazioni mafiose e siamo stati nella gran parte dei casi ammessi. Ha convinto, evidentemente, la nostra tesi, secondo la quale il primo diritto a essere calpestato, in questi casi, è quello delle lavoratrici e dei lavoratori di organizzarsi per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro, per raggiungere la propria emancipazione, per trasformare la società.

Quando i rapporti tra impresa e dipendenti si fondano sulla violenza e sull’intimidazione, lo stesso sindacato è ostacolato nello svolgimento del proprio ruolo.

Siamo in definitiva convinti che quella contro la mafia sia una battaglia innanzitutto culturale e che non basti la repressione per vincerla.

Non possiamo lasciare soli Magistrati e Forze dell’Ordine, come se fossimo di fronte a un problema che non ci riguarda.

Ci auguriamo che queste convinzioni diventino patrimonio comune, anche per difendere le tantissime aziende serie che subiscono un’inaccettabile concorrenza sleale da parte di chi viola sistematicamente le regole, evade il fisco, non paga correttamente i lavoratori, non versa i contributi, non garantisce la salute e la sicurezza, smaltisce illegalmente i rifiuti.

A essere danneggiati da queste condotte non sono solo le vittime dirette, ma – com’è facilmente intuibile – l’intera comunità.

E tutte le sue componenti, e chi le rappresenta, dovrebbero – come ci chiede Cherchi – fare di più, anche attraverso la costituzione di parte civile nei processi contro la mafia.

E fare di più, soprattutto a livello istituzionale, è ancor più necessario nella fase difficile che stiamo attraversando, con la crisi economica e sociale che rischia di rendere ricattabili lavoratori e datori di lavoro: un terreno fertile per chi dispone di grandi risorse finanziarie illecitamente ottenute.

Ribadiamo quindi la nostra assoluta disponibilità a lavorare insieme a tutti coloro che condividono questa nostra posizione e che vogliono il Veneto e l’intero Paese “Mafia free””.

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