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Tiziana Basso rieletta segretaria generale della CGIL del Veneto

Tiziana Basso rieletta segretaria generale della Cgil del Veneto con il 94% dei voti

Al termine del congresso regionale, l’assemblea – su proposta di Maurizio Landini – ha rieletto Tiziana Basso segretaria generale della Cgil del Veneto con il 94% dei consensi.
Il voto è arrivato nel pomeriggio.

La mattinata si è aperta con l’intervento di Carlo Ghezzi, vicepresidente nazionale dell’Anpi, su “Memoria e Antifascismo”, in occasione del Giorno della Memoria, ed è stata chiusa dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini, che ha affrontato i principali temi dell’attualità politico – sindacale: dalla battaglia per la pace in Ucraina alla crisi economica e sociale, dalla precarietà del lavoro alla questione salariale, a un welfare da rendere davvero universale.

Tiziana Basso ha dichiarato: “Intorno alla battaglia per un lavoro qualificato, dignitoso, che riconquisti diritti e centralità nella società, che recuperi anche l’aspirazione a trasformarla in meglio, ruotano gran parte delle sfide che il nostro tempo ci pone di fronte.

Pensiamo agli stessi diritti civili, che qualcuno vorrebbe contrapporre ai diritti sociali, mentre sono inestricabilmente intrecciati.
Come la garantiamo la libertà delle donne, per esempio, senza metterle nelle condizioni di raggiungere l’indipendenza economica, con un gap salariale che raggiunge ormai il 30%, con un lavoro femminile sempre più considerato ancillare all’interno delle famiglie.
Dobbiamo provare a cambiarla questa situazione, anche sul nostro territorio, migliorando l’accesso al mercato del lavoro, combattendo il part time involontario e sviluppando una contrattazione che elimini i divari salariali e che sviluppi percorsi positivi di condivisione dei carichi di cura, che combatta discriminazioni e omofobia.
Se la situazione non cambierà, continueremo a contare i femminicidi e gli episodi di violenza con un senso sempre crescente di frustrazione e di impotenza.

La verità è che l’impalcatura dei diritti, sia quella sociali che quelli civili, è unica e sta in piedi tutta insieme, reggendo il livello di civiltà di un Paese.
È vero per noi, per la nostra regione e per il nostro paese.
È vero a livello internazionale.

La Cgil, il nostro paese, l’Europa devono dare voce alle donne dell’Iran, alle ragazze afghane che vogliono continuare ad avere accesso all’istruzione.
Dobbiamo fare nostro il loro slogan: “Donna Vita libertà”, e non lasciarle sole, perché se le donne sono libere allora sono liberi tutti.
L’attacco ai corpi e alle libertà delle donne, delle soggettività lgbtqi+ sono striscianti anche nel nostro paese e quanto mai in Veneto, basta ascoltare alcune aberranti affermazioni pronunciate in Consiglio regionale. Non dobbiamo consentire nessun arretramento su questo piano, a partire dalla difesa della Legge 194, che subisce attacchi continui.

E il concetto che tutto ruota attorno al lavoro vale anche per i migranti.
Chi sono, in fondo, le persone che – a rischio della vita – attraversano il Mediterraneo o camminano per migliaia di chilometri lungo la rotta balcanica. Sono delle lavoratrici, dei lavoratori, che con i loro bambini cercano un’occasione di sopravvivenza, di vita dignitosa che gli viene negata nei paesi dove sono nati. Accoglierli, garantirne i diritti è certo un gesto di umanità, ma è anche una scelta lungimirante.
Perché lasciarli nelle mani della criminalità, degli sfruttatori, di chi è pronto a calpestarli per perseguire il proprio profitto, peggiora la condizione di tutti, anche dei lavoratori italiani che oggi sono garantiti o aspirano ad esserlo.

Guardando in faccia tutto questo, non si può dire che non c’è alternativa, che dobbiamo rassegnarci allo status quo.
Anzi, mai come oggi abbiamo avuto le conoscenze, le tecnologie, gli strumenti per cambiare le cose.
Si tratta di utilizzarle nel modo giusto, di farle diventare patrimonio collettivo, di non lasciarle nelle mani di chi le detiene attualmente, di metterle al servizio di un progetto che tenga insieme sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale e sviluppo.
Anzi, meglio dire: progresso“.

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