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Scuola in Veneto, ovvero la Cenerentola delle priorità!

Risultava quasi “irreale” sentir parlare nei giorni scorsi il Governatore Zaia di “silenzio di Roma” a proposito del rientro a scuola, quando al nostro attivo abbiamo numerose richieste di incontri ai vari assessorati regionali, convolti su questo tema, inevase.
Così come risulta “sorprendente” sentire che le Regioni hanno fatto “tutto quello che potevano in tema di sicurezza dei trasporti”. Certo, hanno dovuto perché incalzate dai Prefetti, ma nei mesi precedenti nulla avevano fatto per ridurre le criticità sul trasporto pubblico locale e garantire la sicurezza (ci ricordiamo tutti la battaglia per la capienza dei mezzi al 100%).
E che dire di un’altra competenza regionale, quella sanitaria, per la quale gli Istituti scolastici dovevano avere un riferimento sanitario dedicato per favorire il tracciamento ed evitare il propagarsi dei contagi? O di interventi tempestivi da parte del dipartimento di prevenzione a seguito delle segnalazioni dei dirigenti scolastici? Anche su questo il ritardo è di Roma?
L’impressione, ancora una volta, è quella che il Governatore (e i suoi assessori) si ricordino della scuola solo per fare polemiche con il Governo, mai per assumersi le responsabilità sulle proprie competenze. Come, ad esempio, un costante e costruttivo dialogo con le parti sociali che in questi mesi hanno sempre dimostrato di saper essere responsabili e propositive. 

Ed ecco che oggi l’unica via per contrastare la pandemia in Veneto, adesso che dovevano tornare a scuola i nostri ragazzi e riappropriarsi di quel diritto allo studio garantito dalla Costituzione, è la chiusura della scuola in presenza per le superiori per tutto il mese di gennaio! 

Restia a limitare qualunque altra attività, la Regione Veneto quando invece si tratta della scuola decide chiusure alla velocità della luce.
E nel frattempo gli assessori regionali continuano a parlare di “bagno di sangue” economico se non si riaprono le piste da sci.
E il prezzo che pagheranno i ragazzi e le famiglie senza la didattica in presenza, qualcuno della Giunta regionale intende considerarlo?
Sia chiaro: comprendiamo la necessità di una scelta di prudenza con il contagio fuori controllo sul nostro territorio e gli ospedali sull’orlo del collasso. Ora però ci aspettiamo dal Governatore che affronti la realtà della pandemia e che dopo una “zona Gialla” sbandierata come un trofeo, in cui (con le scuole superiori chiuse) i contagi non si sono affatto ridotti, si imbocchi una strada diversa per il contenimento del virus. 
Bisogna intervenire anche con altre chiusure indispensabili a garantire la salute delle persone e mantenere le restrizioni che il Governo ha imposto per queste festività. Solo così si avvicineranno il momento della ripresa della didattica in presenza e delle attività economiche. 
Sempre che i soggetti istituzionali si decidano a considerare la scuola il luogo fondamentale per la crescita armonica, culturale, sociale delle nuove generazioni, il luogo in cui si riducono le disuguaglianze
Su tutto questo vorremmo confrontarci con la Regione“.

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