SCUOLA: 30.000 PRECARI SENZA STIPENDIO DA SETTEMBRE E TREDICESIME DA 1 EURO

SCUOLA: 30.000 PRECARI SENZA STIPENDIO DA SETTEMBRE E TREDICESIME DA 1 EURO

scambioCirca 30.000 insegnanti precari in Italia (quasi 3.000 nel Veneto) non hanno ancora visto un euro di stipendio da settembre. O meglio, qualcuno 1 euro l’ha visto, ma è l’ammontare della tredicesima: 202,80 euro di competenze da cui sono stati sottratti 201,80 euro di trattenute. Totale corrisposto: euro 1. C’è davvero di che festeggiare il Natale!
E così da Padova è partita la prima protesta con un presidio davanti alla Prefettura, in piazza Antenore, che ha visto un nutrito gruppo di precari della scuola sbandierare una letterina a Babbo Natale in cui chiedono come “unico regalo” il proprio stipendio.
Ricevuti dal Prefetto, hanno fatto presente la situazione, per alcuni davvero disperata, e comunque fonte di difficoltà che stanno pesando moltissimo soprattutto su chi, trasferitosi per lavoro da altre aree del paese, non è in grado di pagarsi l’affitto o comunque sopravvivere in una situazione del genere.
Sulla questione è intervenuta, con una nota, la Flc Cgil nazionale che denuncia il mancato pagamento di tutta o di una buona parte degli stipendi dall’inizio dell’anno scolastico ad oggi per decine di migliaia di precari.
“Sebbene abbiano svolto il loro lavoro, e nonostante le proteste e i nostri continui interventi nei confronti del Miur – sottolinea la Flc – questi lavoratori della scuola non percepiscono alcuna retribuzione. Il motivo? La mancanza di risorse e l’inefficienza del sistema informatico del Miur, ragione che appesantisce notevolmente i carichi di lavoro nel personale di segreteria e crea moltissime disfunzioni”.
Non solo: “nelle segreterie – aggiunge la Flc – ci sono carenze croniche di personale e, quindi, non è possibile nemmeno chiamare i supplenti per il personale Ata. Ogni giorno denunciamo a tutti i livelli questa situazione. Stiamo organizzando ricorsi. Non è possibile penalizzare i soggetti più deboli, che quotidianamente consentono alle scuole di andare avanti, nonostante le tante criticità aggravate dalla legge sulla “brutta scuola”. Perché non può essere buona una scuola che lascia i suoi lavoratori senza stipendio. Per troppi di loro, questo, non sarà un buon Natale”.

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