CGIL VENETO
Confederazione Generale Italiana del lavoro Veneto

Cerca
Close this search box.

A FIRENZE, TORINO, BARI GLI ATTIVI DI CGIL, CISL E UIL LANCIANO LA VERTENZA SULLE PENSIONI

12346457_10153799308563988_6385754101546841964_nCambiare le pensioni, dare lavoro ai giovani”. È questo lo slogan della riunione degli attivi interregionali dei quadri e dei delegati di Cgil, Cisl, e Uil svoltisi oggi, giovedì,17 dicembre, a Torino, Firenze e Bari. Al termine è stata lanciata la piattaforma (scarica il testo completo in pdf) su cui il sindacato intende aprire il confronto con il Governo. La partita che ora si apre investe temi della massima importanza per la tenuta sociale del paese, oggi e domani, ponendo il problema del lavoro giovanile e della garanzia di pensioni dignitose ai giovani, quello dell’accesso flessibile al pensionamento e quello della diversità dei lavori, a partire da quelli usuranti, e del riconoscimento del lavoro di cura. Infine, Cgil Cisl Uil sostengono la tutela delle pensioni in essere ed il rafforzamento della previdenza complementare.
E’ stata una giornata ricca di contributi ed ha fatto emergere una grande determinazione di giovani, anziani, lavoratori e lavoratrici a conquistare risultati significativi su un punto cruciale del welfare messo più volte sotto attacco e toccato in profondità dalle leggi che si sono succedute fino alla riforma Fornero.
Riprendiamo qui alcuni spunti emersi:

camusso-firenze_1955Susanna Camusso, Segretario Generale della Cgil, intervenendo a Firenze:
“Con le modalità che ormai conosciamo scopriremo solo dopo il voto cosa c’è dentro la Legge di Stabilità. Potremmo però già dare per scontato che non ci saranno le risposte che chiediamo sulle pensioni”. Lo afferma il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, durante il suo intervento a Firenze all’attivo interregionale di Cgil, Cisl e Uil. “Allora – aggiunge – la prima scelta che vogliamo fare oggi, a Firenze, Torino e Bari, è che noi non ci scoraggiamo. Noi continuiamo perché pensiamo che il governo sbagli a non affrontare la riforma delle pensioni, perché così facendo continua ad aumentare la disoccupazione giovanile”.
Nel pubblico impiego, inoltre, “si va a un blocco del turn-over che lo porta addirittura al 25%. Vogliamo dire con forza che c’ è un momento in cui bisogna smettere di lavorare e riposarsi. La prima mancanza di coraggio del Governo è quella di non affrontare il tema dei giovani.

Il secondo punto è definire cos’ è il lavoro”. Il lavoro “è fatto di dura fatica quando si sale sulle impalcature, oppure di un vigile del fuoco che non ottiene il rinnovo del contratto. Parliamo allora della fatica: non è vero che i lavori sono tutti uguali. E’ vero che viviamo tutti di più, ma non rimaniamo tutti ventenni: nel tempo la fatica cambia, i ritmi non restano gli stessi, diventiamo usurati. Per le donne vale anche di più, visto che facciamo sempre due lavori. Un paese moderno sa affrontare le questioni sul tavolo, sa guardare al futuro affrontando il nodo di lavoro e pensioni”.
12360304_10153799221588988_603442254517759635_nIl leader della Cgil prosegue: “Se la legge sulle pensioni rimarrà questa, il nostro diverrà un paese poverissimo perché i precari di oggi non avranno una pensione per vivere. Non possiamo aspettare, dobbiamo lavorare oggi per prevenire tutto questo. Per questo al Governo dico: abbiate il coraggio di pensare oggi a quello che servirà al paese tra qualche anno”.
Poi le emergenze che vanno affrontate da subito: “bisogna risolvere innanzitutto il problema degli esodati. Apprezziamo il lavoro che il Parlamento ha fatto su alcuni aspetti, ma questa cosa va risolta adesso, perché è un problema di civiltà prima ancora che un problema sindacale”. Poi ricorda “Quota 96” per gli insegnanti, che sembra “un insulto terrificante per il governo”, e “Opzione donna” per le lavoratrici. “Nessuno però pensi che sia la soluzione della flessibilità”. E ancora: “Quanto ci vuole a rendere non costosa per il lavoratore la ricongiunzione dei contributi? Tutte queste ingiustizie bisogna affrontarle, per questo bisogna aprire una vertenza. Ma non sarà una vertenza facile, perché l’attuale Governo e il Parlamento non sono in sintonia su questi problemi”. “Il governo ci convochi subito, oppure non faremo altri attivi regionali: andremo in piazza in tutta Italia”.

La voce dei lavoratori nelle assemblee:
“Il tema di oggi, cambiare le pensioni e dare lavoro ai giovani, ci ricorda che la situazione nel pubblico è paradossale: si allunga l’ età pensionabile, i giovani non riescono ad entrare. I nostri stipendi sono fermi da oltre 6 anni e le nostre pensioni andranno gradualmente a diminuire. La riforma Fornero – poi – ha fatto sì che ogni dipendente possa avere ciò che è suo, quello che ha accantonato per una vita lavorativa, dopo 24 mesi ovvero a due anni del pensionamento”.
10277427_10153799221713988_6562398651287271581_n“Il commercio è un settore che riesce ancora a dare lavoro, ma non sono le assunzioni piene di una volta, a cui ho avuto diritto io, con un contratto a tempo indeterminato, full time e senza domenica nell’orario di lavoro. Ora ci sono molte forme di contratto, molto part-time e con la domenica nell’orario, soprattutto per le donne. Il part-time segue il picco di vendite, si fanno straordinari quando serve, come ora, ma poi finito il Natale si rientra tassativamente negli orari normali. E allora, visto che gli straordinari non valgono per il conteggio dell’assegno, come farà una lavoratrice con un contratto a sedici ore settimanali a costruirsi una pensione dignitosa? Non c’è dubbio sull’importanza delle pensioni complementari e per questo dobbiamo spingere affinché, in sede di rinnovo contrattuale, la quota aziendale nel fondo di previdenza complementare venga aumentata”.
“Bisogna cambiare questo sistema di previdenza anche per garantire pensioni degne ai giovani alle prese con precariato, crisi e voucher. Ma non basta; dobbiamo anche difendere il lavoro che c’è e lottare per quello che manca, perché senza un lavoro non si costruisce nessuna pensione. Per chi lavora in un calzaturificio è importante avere la possibilità di scegliere quando andare in pensione, combinando età e contributi versati. Quarantun anni in un calzaturificio sono tanti: da noi troppi colleghi non ce la fanno più a fare otto ore di lavoro faticoso, hanno bisogno di andare in pensione. Questo discorso vale ancora di più per le donne che devono aggiungere anche il lavoro di cura a casa, che non ha riconoscimenti previdenziali”.

migliaia-di-delegati-a-torino_196213_1972

Vera Lamonica, segretaria Cgil, nel presentare l’iniziativa:
“In Italia si va in pensione tardi e male e si andrà in pensione sempre più tardi e sempre peggio. La stessa Inps nei giorni scorsi ha restituito un quadro desolante fatto di pensionati poveri e di giovani destinati a un futuro di indigenza. Nel nostro paese i giovani vivono male, siamo di fronte a una generazione quasi totalmente precarizzata, disoccupata, con salari molto bassi, carriere discontinue, enormi buchi contributivi. E’ evidente che una condizione del mercato del lavoro di tal fatta proporrà anche in futuro una situazione di povertà per queste generazioni”.

II primo problema è che bisognerebbe avere politiche che creino lavoro per i giovani, che ne stabilizzino il lavoro e che garantiscano salari e condizioni dignitose. Perché la previdenza è sempre lo specchio del mercato del lavoro. Poi c’è il tema dell’ordinamento previdenziale che si è costruito nel nostro paese. E’ un ordinamento fatto in nome dei giovani e che in realtà, con un sistema contributivo puro, porterà i giovani in pensione oltre 70 anni, con tassi di sostituzione assolutamente bassi.
bari3_1958Sul versante più strettamente previdenziale bisogna correggere a fondo un sistema contributivo così rigido da sembrare puramente assicurativo. In realtà, il nostro è un sistema previdenziale, di welfare, che deve quindi garantire dei tassi di solidarietà e di redistribuzione. Cioè bisogna costruire meccanismi che coprano tutti coloro che sono entrati molto tardi e in condizioni precarie nel mercato del lavoro. Dobbiamo immaginare un meccanismo che valorizzi le carriere costruite in questo modo e fin da subito immaginare percorsi di solidarietà generale che coprano, ad esempio, i buchi contributivi.
Dicono che tutto questo ha un costo molto alto, ma non è vero. Ogni volta che si è messo in atto un taglio sui diritti delle persone, in questo caso sul sistema previdenziale, si è tirato in ballo il tema della sostenibilità economica. In realtà – e lo confermano i più seri istituti di studio italiani ed europei – il sistema previdenziale in Italia non costa più che negli altri paesi europei ed è più che sostenibile dal punto di vista finanziario. Adesso, e in prospettiva, il tema è che non regge dal punto di vista sociale. Quindi noi, Cgil, Cisl, e Uil, con la nostra piattaforma indichiamo l’obiettivo di restituire una parte delle risorse sottratte al sistema previdenziale per intervenire in maniera strutturale sull’ordinamento attuale e modificarlo in direzione di una maggiore equità.
12359834_10153799318053988_5526703688157589284_nCon gli attivi di Bari, Firenze e Torino Cgil Cisl Uil aprono una vera e propria vertenza sulle pensioni. Chiediamo un confronto vero al Governo; se non ci sarà concesso ci saranno iniziative di sostegno e una mobilitazione. Un intervento sulle pensioni è urgente e non più rinviabile per la condizione sociale del paese. Abbiamo il problema dell’occupazione dei giovani e dello sblocco del turnover, in troppi senza lavoro e con la riduzione dei periodi di copertura degli ammortizzatori sociali. Sono persone che rischiano lunghi anni di povertà fino alla pensione. E poi ci sono le improponibili età di pensionamento per i lavori più usuranti. La nostra proposta prevede un arco di anni in cui è possibile andare in pensione, prima dell’età stabilita attualmente, e scontando le penalizzazioni già insite nel sistema contributivo. Si tratta di un meccanismo che non fa pagare la flessibilità ai lavoratori. La flessibilizzazione dell’età di uscita di qualche anno rispetto ai quasi 67 previsti non deve infatti comportare un ulteriore taglio del valore delle pensioni. Non lo accetteremmo”.

Le richieste in sintesi:
12376221_10153799221358988_2458490481691162813_nLe confederazioni chiedono di tutelare le pensioni in essere: le manomissioni dei meccanismi di perequazione, operate dai vari governi negli anni, hanno violato i diritti dei pensionati. Ma la rivalutazione delle pensioni e la difesa del potere d’acquisto non sono privilegi: occorre prevedere meccanismi di salvaguardia nel tempo e tornare alla normativa sulla rivalutazione prima del blocco della legge Monti-Fornero. Serve poi rafforzare la previdenza complementare: il governo, scrivono i sindacati, “valorizzi la peculiarità del risparmio gestito dai fondi pensione negoziali, riconoscendone la finalità sociale anche sul piano fiscale, riportando all’11% l’imposta sostitutiva innalzata al 20% per una malintesa idea di equiparazione alle rendite finanziarie”. Spetta sempre all’esecutivo creare le condizioni per migliorare l’utilizzo dei fondi pensione.
Poster_PensioniOK_70X100Dare lavoro ai giovani è l’altro punto centrale. Per Cgil, Cisl e Uil “è necessario un intervento strutturale di riforma che dia certezze ai lavoratori e alle lavoratrici, giovani e meno giovani, e restituisca una parte delle risorse risparmiate sulla loro pelle”. Il mercato del lavoro va sbloccato per creare occupazione. Guardando a domani, servono pensioni dignitose per i giovani e i lavoratori precari e discontinui: occorre correggere il funzionamento del contributivo, ripensare la gestione separata Inps e promuovere schemi di solidarietà intergenerazionale, come il ricorso alla contribuzione figurativa. Le organizzazioni sindacali chiedono poi un accesso flessibile al pensionamento. È indispensabile ripristinare meccanismi di flessibilità, a partire dall’età minima di 62 anni oppure con la possibilità di combinare età e contributi, per andare incontro alle esigenze di vita. Su eventuali misure che leghino l’accesso anticipato al ricalcolo della pensione col contributivo, i sindacati ribadiscono “assoluta indisponibilità”. Il problema degli esodati è l’altro grande nodo da sciogliere. Riconoscere il lavoro di cura e la diversità dei fattori, ovvero i lavori usuranti, è l’ultima importante richiesta.

Scarica il testo completo della piattaforma in pdf

Continuando a navigare sul sito acconsenti all'uso di Cookie Tecnici che permettono di offrire la migliore esperienza di navigazione, come descritto nell'informatva sulla privacy.