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LEGGE DI STABILITÀ: NON CREA LAVORO! LA CGIL CRITICA NELLE AUDIZIONI IN PARLAMENTO

“Una manovra non espansiva, che non crea lavoro per i giovani, sbilanciata verso le imprese, a scapito del Paese”. Questo in estrema sintesi il commento della Cgil alla Legge di stabilità 2016 illustrato dal segretario generale, Susanna Camusso nel corso dell’audizione presso le Commissioni congiunte Bilancio del Senato e della Camera.
Secondo la Cgil la manovra “non è la svolta necessaria e non cambia nemmeno verso”; infatti “i nuovi tagli della spesa pubblica e una politica iniqua delle entrate alimentano recessione economica, depressione occupazionale e spirale deflazionistica”. 
Il governo, in sostanza, scommette tutto sul mercato, “ma non può funzionare”, viste le stime di crescita del Pil per il biennio in corso, mentre manca una vera strategia di lotta alla disoccupazione.
Alta disoccupazione e deflazione salariale rappresentano per la Cgil due leve per la “svalutazione competitiva del lavoro”, mentre “la quota distributiva del reddito nazionale destinata al lavoro, ridotta pesantemente già prima della crisi, si ridimensionerebbe ulteriormente”.
E’ una scelta poco sensata, a detta del sindacato, “anche in riferimento all’inflazione, che si prevede al di sotto del 2% fino al 2020”.
Eppure, creare lavoro è indispensabile: “si può e si deve avviare un piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile, come proposto con il Piano del Lavoro”, per rispondere alla crisi di domanda e occupazionale, e “qualificare l’offerta e il lavoro”. Con 10 miliardi di euro investiti nella creazione diretta di occupazione, per la produzione di beni e servizi utili socialmente (beni ambientali, beni pubblici, beni comuni, beni sociali, ecc.) si potrebbero generare in un triennio oltre 700mila nuovi occupati, tra pubblico e privato, “per effetto dei nuovi settori e dei nuovi mercati indotti, quindi dei nuovi investimenti privati e della moltiplicazione dei redditi, riportando così il tasso di disoccupazione vicino al livello pre-crisi e aumentando la crescita del Pil di almeno 3 punti percentuali”.
E poi nella Legge di stabilità mancano gli investimenti pubblici, soprattutto per il Sud. “Dai documenti del Governo si evince che gli investimenti pubblici non aumenteranno – scrive la Cgil – e, malgrado la clausola di flessibilità europea che prevede lo sblocco di risorse da cofinanziare per investimenti che rientrino nei programmi europei, nel testo non ci sono nuove importanti risorse pubbliche da destinare nel 2016 a una nuova politica industriale di sostegno alla domanda, allo sviluppo locale e alla riqualificazione dell’offerta produttiva”.
Le critiche della Cgil al governo, però, non si fermano qui. Si va dal rinvio della clausole di salvaguardia che “non riduce le tasse”, alla riduzione delle tasse che “è sbilanciata sul versante delle imprese”. Dalle tasse sulla casa tagliate “soprattutto dei ricchi”, all’innalzamento del contante a tremila euro: “un messaggio incentivante per l’evasione”. Nella manovra, poi, “non c’è traccia di una vera lotta all’evasione” e ci sono “nuovi pesanti tagli” (spesa sanitaria, caaf e patronati su tutti) oltre che “misure fiscali inique”. Per il sindacato “una ricetta liberista”.
Ma la valutazione negativa del sindacato riguarda anche la previdenza (“nessun nuovo finanziamento”), la lotta alla povertà e la spesa sociale (“oltre le risorse, serve un piano strutturale e politiche conseguenti”). Per la Cgil servono un reale sblocco della contrattazione pubblica, e investimenti, che permettano di “stabilizzare gli impegni di spesa, e dare certezza per il futuro”.
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