ATTIVATO IL TAVOLO DI CONFRONTO REGIONALE TRA CGIL-CISL-UIL DEL VENETO E L’ASSESSORE LANZARIN SULLA GESTIONE DELLA NUOVA EMERGENZA SANITARIA
Nel giorno del picco dei decessi in questa seconda ondata del Coronavirus, con 100 morti in sole 24 ore, i sindacati chiedono di intervenire sulle carenze di personale, sul rafforzamento dell’intero sistema sanitario, sulla protezione delle Rsa, sullo screening di tutti i lavoratori della sanità, estendendolo anche a quelli ausiliari fino a ora incomprensibilmente esclusi, e ripristinando il ricorso ai tamponi molecolari ritenuti da tutte le istituzioni sanitarie più affidabili dei test rapidi. In questo ambito non ci si può permettere alcun errore, ne andrebbe della salute degli operatori e dei pazienti.
Fin dal manifestarsi di una nuova fase emergenziale dell’epidemia da Covid-19, CGIL-CISL-UIL del Veneto hanno chiesto la riattivazione di un tavolo di confronto con la Regione sulle principali problematiche e sulle maggiori criticità che caratterizzano la capacità di risposta complessiva e di intervento tempestivo del sistema sociosanitario veneto.
La seconda ondata del Coronavirus in Veneto oggi segna il suo giorno più nero, con 100 morti in sole 24 ore.
È il momento per mettere in campo il massimo sforzo per tutelare la salute pubblica e salvare quante più vite possibili.
Negli incontri convocati nei giorni scorsi dall’Assessore alla Sanità e Sociale Manuela Lanzarin, CGIL-CISL-UIL e le rispettive Categorie regionali di rappresentanza degli operatori sanitari e sociosanitari e dei pensionati hanno evidenziato uno scarto significativo tra la programmazione prevista dai provvedimenti nazionali e dai Piani di attuazione regionali e la loro effettiva realizzazione.
In particolare, le principali criticità evidenziate sono:
- La rilevante carenza di personale: medici, infermieri, OSS, in relazione ai fabbisogni stimati dalla Regione stessa per le diverse strutture;
- La necessità di rafforzare i reparti ospedalieri più esposti, le strutture dedicate all’assistenza territoriale, domiciliare e residenziale, i Dipartimenti prevenzione, COT, USCA, gli infermieri di Comunità, le RSA, nonché di garantire la continuità dei servizi assistenziali e di cura a tutte le persone per diversi motivi in condizioni di fragilità;
- La necessità di una presa in carico complessiva da parte delle ULSS della gestione della nuova fase emergenziale nelle RSA e nelle altre strutture residenziali, assicurando la piena applicazione delle linee-guida regionali: dalla separazione degli spazi alla gestione dei casi positivi, alla piena copertura di tutti i costi aggiuntivi o delle minori entrate derivanti dalle misure organizzative e di prevenzione necessarie per affrontare un’emergenza di carattere sanitario come quella in atto;
- Laddove ciò non sia possibile, abbiamo sollecitato la rapida individuazione e predisposizione di RSA-COVID in ogni provincia per la gestione dei casi Covid positivi che non necessitano di ricovero, con personale adeguato e formato.
- Per quanto riguarda il sistema di prevenzione e screening: la garanzia di un approvvigionamento e una distribuzione certa e continuativa dei DPI, nonché la continuità dei percorsi di screening per tutti gli operatori delle strutture sanitarie e sociosanitarie, compresi quelli dei servizi ausiliari, pulizie, mense, etc., che operano in quelle strutture e che – ad oggi – risultano ancora inspiegabilmente esclusi dal sistema di sorveglianza sanitaria.
- Abbiamo inoltre espresso la nostra forte preoccupazione e contrarietà in merito alla decisione di superare il sistema per lo screening degli operatori sanitari e sociosanitari basato sul tampone molecolare – il test tuttora più sicuro, affidabile e raccomandato per tale platea – sostituendolo con il test antigenico rapido. Al di là delle diverse valutazioni sul grado di affidabilità di quest’ultimo, e la mancanza di evidenze scientifiche chiare in materia, consideriamo inopportuno e rischioso che – in ambiti così esposti e decisivi per contrastare la diffusione del virus – si rinunci ad un test con esito certo in favore di uno con minore affidabilità e sicurezza. Per questo motivo abbiamo sollecitato il ripristino del test molecolare per gli operatori, garantendo loro contestualmente una corsia preferenziale nella rete dei laboratori epidemiologici della Regione.
Al di là di alcune risposte che hanno bisogno di ulteriori approfondimenti o che non trovano la nostra piena condivisione, come CGIL-CISL-UIL del Veneto riteniamo positivo l’avvio con la Regione di un confronto permanente sulla gestione dell’emergenza sanitaria, che dovrà svilupparsi con tempestività e continuità ai diversi livelli – anche territoriali – e sugli ambiti e temi che abbiamo indicato e condiviso come prioritari, per contenere al massimo gli effetti di un’emergenza sanitaria che altrimenti, rischia di diventare più grave e più difficile da gestire di quella di primavera.