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Due sentenze su malattia professionale degli autisti Actv

Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Venezia: la patologia al rachide degli autisti ACTV è di origine professionale. Lo stabiliscono due sentenze e sono almeno 40 i lavoratori che la Cgil sta seguendo.
Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Venezia, dottoressa Chiara Coppetta Calzavara, ha accolto nei confronti dell’Inail le domande proposte da due dipendenti di ACTV (sentenza n. 327/2020 e 328/2020) che svolgono, da oltre vent’anni, attività di conducenti di linea del servizio di trasporto pubblico locale, affermando la natura professionale della patologia al rachide (ernie discali) denunciata in sede amministrativa da entrambi.

Il tema centrale del giudizio riguarda la questione della correlazione causale tra l’attività di conducenti di mezzi pubblici di trasporto urbano e l’insorgenza di patologie a carico dell’apparato muscoloscheletrico: numerosi studi epidemiologici di respiro internazionale indicano un’elevata ricorrenza di patologie a carico del rachide (ernie, protrusioni discali, lombalgie e precoce degenerazione della colonna vertebrale) nei conducenti di autobus professionisti rispetto ad altri lavoratori non esposti a vibrazioni al corpo intero o alla popolazione generale.

Il contenzioso avanti il Tribunale di Venezia è stato promosso nei confronti dell’Inail, che ha negato l’origine professionale della malattia ritenendola malattia “comune”, non riconducibile all’attività lavorativa svolta. L’Istituto ha fondato il proprio diniego sulla base della documentazione aziendale, fornita da ACTV: si tratta, in particolare, dei Documenti di Valutazione dei Rischi (c.d. DVR) redatti nel corso del 2012 e del 2015, che affermavano entrambi una esposizione a rischio vibrazioni di entità modesta dei conducenti di autobus di linea.

Nel corso di entrambi i giudizi – afferma l’avvocato Marta Capuzzo dello studio Legale Moro, che ha seguito il contenzioso per conto del Patronato Inca Cgil – si sono sottoposte all’attenzione del giudicante molteplici argomentazioni per contestare il diniego espresso da INAIL, ovvero: che i mezzi condotti dagli autisti veneziani erano vecchi (immatricolati nel corso degli anni 80’ e 90’) e dotati di sedili con caratteristiche ergonomiche superate, che tutti i migliori studi scientifici epidemiologici hanno da anni rilevato la correlazione causale tra patologie al rachide e attività di guida di mezzi di trasporto pubblico sia in ragione dell’entità delle vibrazioni al corpo intero che di altri fattori di rischio quali la prolungata postura assisa e l’assenza di pause a causa del traffico, che le valutazioni espresse nei DVR aziendali sulle quali Inail aveva fondato il proprio diniego non risultavano aderenti alla realtà espositiva effettiva dei lavoratori“.

Il Giudice di Venezia – prosegue l’avvocato Marta Capuzzo – dopo una approfondita attività istruttoria consistita nell’acquisizione di documentazione aziendale (elenchi autobus impiegati nel corso degli anni), nell’interrogatorio di alcuni ex colleghi di lavoro (anche i meccanici che svolgevano manutenzione sui mezzi) e nell’espletamento di CTU medico legale, ha accolto le domande dei lavoratori affermando, nella sostanza, che il parco mezzi aziendale di ACTV era ed è ancora in parte composto di mezzi vetusti che provocano livelli di vibrazioni al corpo intero ben superiori rispetto a quelli indicati da ACTV all’Inail”.

I lavoratori, per quanto riguarda gli aspetti medico – legali, si sono affidati alla consulenza del dott. Antonio Regazzo, Coordinatore regionale dei medici del Patronato Inca Cgil, il quale ha seguito il contenzioso in veste di Consulente di Parte. “Durante la discussione tra periti – afferma il dottor Regazzo – ho contestato le valutazioni medico legali espresse dall’Inail, evidenziando che i DVR trasmessi da ACTV all’Inail non potevano essere utilizzati essendo stati redatti a distanza di moltissimi anni rispetto al periodo storico di maggiore esposizione dei lavoratori e basandosi su tempi di guida significativamente inferiori a quelli effettivi”.

L’Inca di Mestre – Venezia è partita con il progetto “malattie professionali per gli autisti dei mezzi pubblici urbani” nel 2015. “Abbiamo fatto molteplici riunioni coi lavoratori (all’inizio e durante l’iter di tutela)– ricorda Angelica Alfano, responsabile dei danni da lavoro per il patronato della Cgil della provincia veneziana – e distribuito una cinquantina di questionari a ciascuno di loro: 10 sono risultati negativi all’iter della malattia professionale e 40 avevano invece tutti i requisiti per essere chiamati a visita col nostro medico del lavoro e procedere con la stesura del primo certificato di malattia professionale per problemi legati alla zona lombo-sacrale. L’Inail, nel corso degli anni, ha bocciato tutte le domande, nessuna esclusa, per mancanza di rischio o di nesso di causa e abbiamo presentato per tutti i 40 lavoratori i ricorsi amministrativi. L’Inail ha bocciato anche questi e siamo andati in causa. A oggi abbiamo vinto 5 cause portando il riconoscimento della malattia professionale e del relativo indennizzo di danno biologico per ciascun autista. Le cause stanno procedendo e tutt’ora vengono inviate molte altre nuove domande di malattia professionale“.

Le cause vinte – conclude Valter Novembrini, segretario generale della Filt di Venezia – dimostrano quanto fossero fondate le ragioni del contenzioso e quanto sia necessario e forte il lavoro della Cgil, della Filt, del patronato Inca, che hanno saputo fare squadra per ottenere questo risultato. Le sentenze parlano chiaro: il lavoro dell’autoferrotranviere internavigatore è un lavoro usurante e di questo va tenuto conto anche, e soprattutto, a livello legislativo“.

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