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Fp Cgil Veneto: personale Ulss e Rsa, i lavoratori da assumere e le riforme da approvare

Personale Ulss e Rsa: ci sono le lavoratrici e i lavoratori da poter assumere (poco meno di 3.000) per affrontare l’emergenza e le riforme da approvare per preparare il dopo.

Ivan Bernini, segretario Fp Cgil Veneto: “Ci pare di poter affermare, con contezza di numeri, che oggi – almeno per quanto riguarda la professione infermieristica – nessuno possa più affermare che non si trovino lavoratori. Si tratta piuttosto di decidere e assumere iniziative straordinarie che guardino alle priorità del momento e che preparino il terreno per il futuro”.

Dopo il concorso di novembre le 9 Ulss, le 2 aziende ospedaliere e lo Iov hanno graduatorie in cui, a fronte di 190 assunzioni previste, vi sono 2.461 idonei. Il 29 ottobre, l’assessore regionale alla Sanità affermava che mancano nel Veneto 1.300 medici e 2.500 infermieri. Per quanto riguarda gli infermieri, se c’è la volontà, si possono coprire le carenze. Considerando, peraltro, che a quel concorso di novembre non hanno partecipato gli infermieri neolaureati appena pochi giorni dopo la sua effettuazione e che, stante sempre alle parole dell’assessore Lanzarin, dovrebbero attestarsi su circa 350 persone. Si può quindi indire un nuovo concorso per non lasciarseli scappare.

Le associazioni di rappresentanza delle Rsa (Residenze per anziani) chiedono di bloccare o posticipare le assunzioni di infermieri da parte delle Ulss per non rimanerne privi, considerato che una parte sono attualmente dipendenti di quelle strutture. Altri stanno proponendo incrementi economici ai propri infermieri parificandoli a quelli della sanità pubblica per farli rimanere.

Entrambe le proposte – sostiene Ivan Bernini – ci appaiono sbagliate e non considerano, peraltro, che lo stesso tema della “fuga” dalle strutture si era già posto, e continuerà a porsi, per altre figure professionali a partire dagli operatori sociosanitari.
Le nostre proposte per l’immediato le stiamo portando avanti fin da settembre: vanno assunti tutti gli infermieri in graduatoria da parte delle Ulss e, per evitare di sguarnire le Rsa, mantenerne parte in distacco temporaneo nelle strutture per anziani, almeno fino alla fine dell’emergenza.
Assumere tutti gli infermieri significa anche coprire le carenze attuali nelle strutture Ulss e nelle aziende ospedaliere, avere le risorse umane per poter affrontare la campagna vaccinale fin da subito, inserire e preparare il personale per l’auspicata ripartenza e il recupero di tutte quelle attività “ordinarie” considerate differibili e da posticipare alla fine dell’emergenza”.

Per affrontare il futuro – conclude il segretario generale della Fp Cgil Veneto – serve discutere e avviare in fretta una riforma del sistema residenziale e socioassistenziale che non guardi tanto al contenitore ma al contenuto. Le Ulss sono “attrattive” per il personale sanitario e socioassistenziale per dinamiche professionali (la possibilità di cambiare anche tipologia di attività) e retributive.
È tempo, questo il nostro punto di vista, che le attuali IPAB diventino a tutti gli effetti parte effettiva del sistema sanitario regionale pubblico: veri centri di servizio e non luoghi di mera ospitalità, dove si amplino le attività che oggi si svolgono con particolare attenzione al territorio, applicando in queste realtà il contratto di sanità pubblica vigente nelle Ulss.
Se invece si vuole continuare sulla strada finora intrapresa, non decidendo e lasciando che le cose seguano il loro corso, non ci si meravigli dell’ingresso prepotente, anche nella nostra realtà regionale, delle multinazionali private che spingono i lavoratori, da cui dipende l’erogazione dei servizi, a cercare “vie di fuga” per migliorare la loro condizione lavorativa ed economica”.

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