Il prezzo in vite umane che stiamo pagando in Veneto all’assenza di misure preventive adeguate è inaccettabile. Non possiamo reggere ulteriormente una condizione sanitaria sempre più grave.
Dichiarazione di Christian Ferrari, segretario generale della Cgil del Veneto
La situazione della pandemia in Veneto è estremamente grave. Stiamo pagando un prezzo altissimo all’essere rimasti “zona gialla” nelle scorse settimane e ne pagheremo uno ancor più salato se questa classificazione venisse confermata anche per il futuro.
Non è un’opinione, sono i numeri a dimostrarlo in maniera inequivocabile.
Nelle ultime due settimane (tra il 25 novembre e il 9 dicembre) abbiamo avuto 974 morti (se contiamo quelli di oggi superiamo di gran lunga i 1000); le terapie intensive – già troppo piene – sono cresciute di 14 unità, mentre a livello nazionale si sono ridotte di 528; per quanto riguarda i ricoveri in area non critica in Veneto sono cresciuti di 129 unità, mentre a livello nazionale sono scesi di 4660.
Tutti dati che, con il bollettino di oggi, peggiorano, a partire dai contagi che hanno sfondato ormai quota 4.000.
È evidente che questo andamento farà presto esplodere le strutture ospedaliere, già sull’orlo del baratro, e metterà ancor più a rischio la salute dei nostri operatori sanitari, che saranno comunque costretti a turni di lavoro massacranti, umanamente insostenibili.
È altrettanto evidente che le autorità regionali non hanno alcuna intenzione, o non sono nelle “condizioni politiche”, di prendere provvedimenti restrittivi adeguati (che pure la legge consentirebbe) e temiamo che anche l’ultima ordinanza produrrà ben pochi effetti.
A questo punto non resta che confidare nelle autorità sanitarie nazionali, augurandosi una scrupolosa valutazione delle nostre reali condizioni epidemiologiche e l’assunzione delle decisioni necessarie per evitare che la situazione peggiori ulteriormente.
Angela Merkel ha definito i 590 morti in un giorno in Germania un prezzo inaccettabile da pagare.
In Veneto, con 148 morti oggi, bisogna dimostrare la stessa sensibilità umana e porsi la medesima domanda: se non agiamo, cosa diremo quando guarderemo indietro?