Chiusura delle cucine negli ospedali, centinaia di posti di lavoro cancellati, migliaia e migliaia di pasti trasportati quotidianamente su camion per le strade della regione: questo lo scenario che si profila a fronte del nuovo bando regionale per l’assegnazione dei servizi di ristorazione nelle Ulss che scadrà entro il mese ed introduce il sistema del cook and chill al posto della lavorazione dei pasti in loco.
Fortemente allarmate, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil hanno organizzato una manifestazione regionale a Venezia, davanti al Palazzo Grandi Stazioni per venerdì 31 marzo (ore 10), in concomitanza con lo sciopero nazionale del settore per il contratto.
Con l’occasione (come hanno spiegato in una conferenza stampa i segretari di Filcams, Fisascat e Uiltucs, Grigolato, Rizzo e Boscaro assieme ai segretari di Cgil e Cisl, Righetti e Scomparin) chiederanno un incontro con gli Assessori regionali al Lavoro, Donazzan, e alla Sanità, Coletto, nella stessa giornata di venerdì, mentre Cgil Cisl Uil a livello confederale hanno chiesto un incontro con il Presidente della Regione, Luca Zaia, partendo dal protocollo regionale sugli appalti in sanità firmato dalla Giunta nel 2014 che ora viene incredibilmente stravolto.
In quell’intesa, infatti, si prevedeva nei cambi di appalto il rispetto della clausola sociale con la garanzia non solo del mantenimento del posti di lavoro ma anche delle condizioni contrattuali acquisite, oltre che la comunicazione preventiva alle rappresentanze dei lavoratori.
Invece il 28 dicembre la Regione ha emanato – senza nessuna informazione alle organizzazioni sindacali – un bando (300 milioni di euro per 5 anni), diviso in 6 lotti, per la produzione dei pasti destinati a pazienti e dipendenti negli ospedali, nei Ceod e nelle strutture sanitarie di tutto il Veneto (sono esclusi gli ospedali di Mestre e di Treviso in quanto in project financing) che prevede la preparazione del cibo in centri esterni di proprietà delle ditte vincitrici la gara, senza limiti di distanza dagli ospedali e di fatto senza vincoli di riassorbimento occupazionale visto che il rispetto della clausola sociale è subordinato, oltre che alla disponibilità del lavoratore a spostarsi (ma di quanti chilometri?) anche alla condizione che il numero dei lavoratori e la loro qualificazione siano “armonizzabili con l’organizzazione” dell’impresa subentrante.
Secondo il sindacato ciò porterà ad un taglio di centinaia di posti di lavoro (gli addetti attuali sono 890) facendo pagare ai lavoratori un prezzo altissimo, mentre la produzione dei pasti sarà molto probabilmente accentrata in un unico punto per tutta la regione con conseguenze pesanti sulla rete viaria e la qualità ambientale (si parla di 18.000 pasti da erogare mezzogiorno e sera) e con non poche perplessità circa un cibo prodotto – magari giorni prima – a livello industriale, raffreddato e riscaldato al momento del consumo, con buona pace per il primato della longevità detenuto dall’Italia grazie alla freschezza dei suoi alimenti.
A fronte di ciò Cgil Cisl Uil hanno diffidato la Regione dal completamento di questo iter e sollecitano un incontro con il Presidente Zaia per l’applicazione ed il rispetto del protocollo d’intesa del 2014 sugli appalti estendendone per altro il campo di applicazione all’intera gamma di attività (oggi riguarda solo ristorazione e pulizie). Il timore è infatti quello che, sulla scia di questa vicenda, si proceda a largo raggio con gare in cui vengano sempre meno le garanzie per il lavoro e la qualità del servizio.