CGIL VENETO
Confederazione Generale Italiana del lavoro Veneto

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1455 assemblee territoriali e nei luoghi di lavoro già calendarizzate dalla Cgil Veneto in preparazione della manifestazione del 7 ottobre a Roma e della mobilitazione d’autunno

Tiziana Basso: “Nella nostra Regione abbiamo avuto – 4300 posti di lavoro dipendente ad agosto, e – 4% di produzione industriale nel 2° trimestre rispetto al 2022. Le rette delle case di riposto rischiano di aumentare fino a 400 euro, non ci sono più sostegni per pagare l’affitto: la grave crisi sociale in corso va affrontata e risolta“.

È in corso in Veneto la mobilitazione della Cgil in vista della manifestazione nazionale “La Via Maestra, insieme per la Costituzione”, che si terrà il 7 ottobre a Roma, e la consultazione straordinaria delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati sulle iniziative da mettere in campo in vista della manovra di bilancio e dei rinnovi contrattuali. Un percorso che sarà costellato da tantissime assemblee nei luoghi di lavoro e nei territori della nostra Regione.

Ad oggi sono calendarizzate 1455 assemblee (svolte e da svolgere), un numero destinato a crescere nelle prossime settimane.

“L’obbiettivo – dichiara Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto – è portare migliaia di persone in piazza san Giovanni, che sarà solo la prima tappa di una battaglia che proseguirà per tutto l’autunno, fin quando non otterremo risultati per le persone che rappresentiamo.

Vogliamo favorire la partecipazione democratica (le assemblee si concludono con il voto dei partecipanti sulle nostre proposte) e la mobilitazione di tante persone che vivono sulla propria pelle una crisi sociale sempre più pesante. Solo insieme, collettivamente, è possibile cambiare le condizioni di vita e di lavoro di tutti e di ciascuno. I toni trionfalistici con cui il Governo, nei mesi scorsi, ha descritto la situazione economica del Paese sono stati clamorosamente smentiti dai recenti numeri dell’Istat sul Pil (sceso nel secondo trimestre dello 0,4%) e sull’occupazione (- 73.000 posti di lavoro a luglio). Il Veneto non sta meglio, se consideriamo che ad agosto, nella nostra Regione, abbiamo un saldo negativo di posti di lavoro dipendente di 4.300 unità, con un – 6% di assunzioni. Anche i dati della produzione industriale regionale sono piuttosto preoccupanti: nel secondo trimestre si registra un -1,3% (destagionalizzato il dato è addirittura del – 4,5%). Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente siamo al – 4%. Aggiungiamo l’inflazione che, pur in discesa, continua a essere troppo alta, a partire dal carrello della spesa, soprattutto alle nostre latitudini. Il welfare, già non in grado di curare le ferite del nostro tempo, rischia di essere ulteriormente indebolito da una politica di tagli e di definanziamenti che colpiscono soprattutto la sanità pubblica e la scuola. Stessa sorte per il welfare territoriale: c’è il rischio che le quote mensili per le case di riposto aumentino fino a 400 euro se la Regione non mette risorse; il Governo ha azzerato il fondo di sostegno agli affitti e la Giunta veneta si è limitata a comunicare burocraticamente ai Comuni che non ci sono più soldi per aiutare tante famiglie in enorme difficoltà. Su tutto questo, dobbiamo aprire una vertenza e farlo non solo con l’Esecutivo nazionale e l’Istituzione regionale, ma anche nei confronti delle parti datoriali, che non possono pensare di far ricadere sulla fiscalità generale gli indispensabili aumenti salariali. Aumenti salariali che sono nell’interesse dell’intero sistema, perché se la domanda interna continuerà ad essere compressa, le conseguenze ricadranno sulle stesse imprese, cosa che sta già avvenendo. Lavoro, Fisco, Giovani, Pensioni, Stato sociale, Politiche industriali, promozione della Pace e difesa della Costituzione dalla torsione presidenzialista e dal ‘rischio disgregazione’ rappresentato dall’Autonomia differenziata: saranno questi i temi al centro della nostra azione sindacale, che punta non solo a opporsi alle scelte sbagliate, ma a far vivere un’altra idea di sviluppo, che metta il lavoro stabile e di qualità (soprattutto per chi è più colpito dalla precarietà: le donne e le nuove generazioni) e un welfare all’altezza della nostra migliore tradizione al centro della società”.   

AGENDA DELLA MOBILITAZIONE

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