Con la sentenza n.67/2024 emanata il 22 aprile la Corte Costituzionale ha dichiarato non legittimo l’articolo presente nella legge regionale 39/2017 relativo alla condizione di residenza prolungata come requisito per l’assegnazione di abitazioni Erp.
Un requisito che, come riporta la sentenza, è in contrasto con i principi di eguaglianza e al tempo stesso non rappresenta un elemento in grado di soddisfare le esigenze abitative di persone che vivono situazioni di fragilità e bisogno.
“A seguito della sentenza emessa dalla Corte Costituzionale, il requisito dei cinque anni di residenza, tanto caro al Presidente Zaia, dovrà essere cancellato dalla legge regionale – dichiara Tiziana Basso, Segretaria generale della Cgil Veneto – il che vuol dire che dovranno essere riaperti i bandi che avevano escluso illegittimamente cittadini di origine straniera o italiani provenienti da altre regioni, con tutte le conseguenze in termini di allungamenti dei tempi, ricorsi compresi, che questo comporta. Ci si aspettava che la sentenza mettesse la parola fine a questa vicenda, invece il Presidente Zaia ha annunciato di voler assegnare ugualmente punti in più a chi in Veneto risiede da 5 e più anni. Un tentativo assurdo di aggirare la legge perché controproducente per tutti, italiani, stranieri, veneti e non”.
Nel frattempo, si resta in attesa del nuovo Piano casa 2024-2029.
“Siamo in piena emergenza abitativa ma nella bozza del nuovo Piano casa in discussione manca un vero progetto finalizzato a sbloccare io mercato e soprattutto non c’è nessun riferimento ai fondi necessari ai Comuni – spiega Emilio Viafora, Segretario regionale Sunia – Il mercato immobiliare veneto è attualmente fermo a causa di diversi fattori: assenza di regolamentazione sugli affitti brevi, assenza di finanziamenti adeguati per le Ater, dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, nessun investimento per agevolare soggetti deboli o giovani coppie. Al di là delle buone intenzioni, l’emergenza abitativa che stiamo vivendo nella nostra regione ha bisogno di una visione integrata tra edilizia pubblica, ater e patrimonio immobiliare dei singoli comuni. Ha bisogno di un ragionamento economico serio e programmatico che dovrebbe includere, ad esempio, l’utilizzo della leva fiscale per incentivare i contratti d’affitto ai residenti, magari attraverso fondi di garanzia in accordo tra regione, comuni e istituti bancari”.