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TRIBUNALI SENZA PERSONALE. NON SI PUÒ TAMPONARE IN ETERNO

“La carenza di personale negli Uffici Giudiziari è ormai conclamata, si aggira intorno al 30% (circa 9.000 unità) ed è destinata ad aumentare a fronte di un’età media di 56 anni”. Lo dice Assunta Motta, Segretaria regionale della Fp Cgil che, a fronte dell’ennesima misura tampone (immissione temporanea di alcuni Lsu e neolaureati) concertata con la Regione, sostiene la necessità di passare ad interventi strutturali per far funzionare i tribunali con l’organico che serve e garantire il ricambio generazionale.
“Invece negli ultimi 20 anni – dice – non ci sono state assunzioni. In Veneto c’è stato un susseguirsi di iniziative di collaborazione interistituzionale per mettere qualche toppa”.

Motta, ricorda i vari provvedimenti e traccia un quadro che vede più figure precarie (e con rapporti a termine) operare negli uffici giudiziari.
“Nel 2016 – racconta – era stata sottoscritta una Convenzione tra il Ministro della Giustizia, il Governatore della Regione, il Presidente della Corte d’Appello e il Procuratore Generale per “rinforzare” gli organici del Ministero della Giustizia. Era prevista l’assegnazione, a tempo e volontaria, di alcuni dipendenti regionali (compresi quelli degli Enti Strumentali), per un periodo di 12/18 mesi, per svolgere un progetto mirato di “riduzione tempi di trattazione procedimenti giudiziari”. Il risultato di quest’esperienza non è ancora stato reso noto, ma ora si replica attraverso gli accordi sottoscritti ieri, tra gli stessi soggetti, per inserire negli uffici giudiziari: per un anno, un centinaio di persone che svolgono attività LSU (svantaggiate per difficoltà finanziarie) prevedendo per loro uno stipendio part time; per 6 mesi (rinnovabili) una quarantina di giovani laureati.
Ovviamente tutto questo personale deve essere messo in condizione di lavorare: affiancamento e formazione sono a carico dei dipendenti dell’amministrazione che già hanno un carico di lavoro insostenibile e stanno davvero arrancando.

Ricordiamo, ancora una volta, che  proprio presso gli Uffici giudiziari veneti operano, da 8 anni, 39 lavoratori tirocinanti provenienti da aziende in crisi che hanno perso, dopo anni di lavoro in vari settori, la propria posizione professionale e reddituale. Nell’Amministrazione Giudiziaria hanno una storia molto travagliata piena d’incertezze; hanno accettato € 400 mensili pur di non sentirsi esclusi dal mondo del lavoro, avendo un’età per la quale sono troppo giovani per la pensione e troppo vecchi per l’attuale mercato del lavoro e non hanno contributi previdenziali. Nonostante le numerosissime sollecitazioni che abbiamo rivolto a tutte le Istituzioni locali e nazionali, ancora non vede luce una soluzione concreta e dignitosa che risolva quest’agonia infinita. A dicembre terminerà l’ennesimo tirocinio ad oggi senza nessuna certezza di stabilizzazione.

Per far fronte alle carenze di organico, si utilizzano anche dei “magheggi” sulle spalle dei dipendenti dell’amministrazione giudiziaria, le cosiddette “assegnazioni provvisorie”. La Corte d’Appello spedisce improvvisamente – col criterio della minor anzianità di servizio – qualche dipendente, da una provincia ad un’altra, per un periodo  di  6 mesi, con tutte le conseguenze che ciò comporta sia nella sede di normale attività che a livello personale e familiare. È uno strumento di cui l’amministrazione sta facendo un uso ordinario, e non eccezionale come invece previsto.
Infine ci sono i cosiddetti “volontari-pensionati” appartenenti ad associazioni d’arma reclutati dalle stesse che, con finanziamenti specifici, derivanti da “Protocolli d’Intesa” tra Ministero Giustizia, Amministrazioni Pubbliche, Ordini e ULSS, utili a “rimborsare le loro spese di attività”, vengono adibiti ai servizi di ausilio delle cancellerie.

Tutti questi “supporti” forniti all’Amministrazione giudiziaria sono solo dei momentanei palliativi che non risolvono l’evidente problema della carenza di organico!

Occorrono – conclude Motta – soluzioni strutturate, stabili e di prospettiva. In particolare bisogna trovare una soluzione definitiva per i tirocinanti ormai storici (già formati e ampiamente inseriti negli uffici) e proseguire sulla strada intrapresa lo scorso anno con l’assunzione di oltre mille assistenti giudiziari: un segnale insufficiente ma importante che volge lo sguardo finalmente ai giovani per dare un impulso nuovo in realtà che necessitano, oltre che di un ricambio generazionale, di un riequilibrio dell’enorme carico di lavoro che sta gravando sul personale attualmente in servizio”.

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