In questi anni Amazon è stata in grado di imporsi sul settore della consegna dei pacchi e dell’e-commerce, arrivando a coprire il 70% del mercato.
Poste Italiane è stata dapprima partner del colosso americano, ma adesso è diventato sostanzialmente un appaltatore. Oltretutto la commessa è andata via via diminuendo, fino a diventare residuale.
Ci si limita al supporto durante i picchi del “prime day”, del “black friday” e nelle varie festività.
Purtroppo, Poste Italiane ha subito il modello Amazon anche nei processi di lavoro, dipinti come evoluzione virtuosa, ma che stanno determinando una involuzione dei reparti produttivi: iperproduzione, straordinari oltremisura, orari e turni non concordati con chi rappresenta i lavoratori.
“Abbiamo rivolto – dichiara Lucio Costantin, coordinatore Slc Cgil degli stabilimenti postali del Veneto – diverse segnalazioni allo Spisal e all’Ispettorato del lavoro di Padova: sulla sicurezza nel luogo di lavoro e sul mancato rispetto delle norme su turni e riposi. Abbiamo sottolineato anche casi di aggressioni verbali e fisiche, frutto di un clima teso come una corda di violino, in cui contano solo le ragioni del profitto e della produzione“.
“Ma le persone vengono prima delle cose – aggiunge Marco d’Auria, della segreteria regionale della Slc Cgil Veneto – e come sindacato non intendiamo in alcun modo rinunciare a questo principio fondamentale. Alcune soluzioni per migliorare la situazione sarebbero a portata di mano. Manca la volontà aziendale per praticarle. Ci sono 40 addetti nello stabilimento di Padova con un part time in volontario. Se consideriamo anche gli stabilimenti di Venezia e di Verona, si superano i 50 lavoratori.
A Padova – insiste Lucio Costantin – ci sono turni pesantissimi, che iniziano nel pieno della notte (dalle 2.30 alle 5.00), che spesso proseguono con lunghi straordinari per coprire le necessità.
Eppure, il personale che ha maturato un’importante professionalità e altrettanta esperienza ha chiesto a più riprese la trasformazione del rapporto di lavoro in full time. L’azienda però preferisce virare sullo straordinario e sulle assunzioni a tempo determinato, aumentando così il precariato“.
“Noi – concludono i due sindacalisti – ci aspettiamo che le istituzioni e gli organi ispettivi agiscano per normalizzare questa situazione. Proseguiremo anche nella richiesta di stabilizzazione dei lavoratori, per portarli al tempo pieno, dei tre stabilimenti del Veneto. Continueremo a stare al loro fianco, sostenendone le legittime richieste“.