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METALMECCANICI: VARATO UN DOCUMENTO PER LA SICUREZZA

Sala piena all’hotel Crowne Plaza di Limena per l’assemblea dei delegati (Rsu ed Rls) di Fiim Fiom Uilm del Veneto sui temi della sicurezza nel lavoro che si è conclusa con il varo di un documento su cui si baserà una nuova fase di iniziativa da sviluppare nei confronti delle imprese, degli organismi di vigilanza, delle istituzioni.
Alla ripresa, ha esordito aprendo i lavori il Segretario Generale della Fiom del Veneto, Luca Trevisan, non corrisponde un analogo incremento dell’occupazione più stabile e tutelata. E la sicurezza resta una piaga nel mondo del lavoro veneto.

Trevisan punta il dito contro la “scarsa propensione all’investimento e all’innovazione, la ricerca costante della riduzione dei costi di produzione e del lavoro come fattore di competitività, che sono essi stessi fattori di rischio per l’incolumità delle persone, terreno per non osservare o eludere gli obblighi previsti dalla legge e dal Contratto anche sulla salute e sulla sicurezza. In questo senso – dice – occorre tenere alta la vigilanza e la nostra iniziativa per evitare che questa peculiarità di gran parte del sistema produttivo Veneto, non certo positiva, sia scaricata in futuro sui lavoratori attraverso una ulteriore stretta sui diritti, una nuova compressione del costo di lavoro compreso i costi su salute e sicurezza”.

Ecco perchè occorre rilanciare l’iniziativa dentro e fuori le fabbriche con un piano che punti ad agire su più livelli. Trevisan indica tre ordini di questioni:

  • Rafforzare il ruolo della contrattazione, qualificare le richieste sul 2° livello anche in materia di sicurezza e salute e in tutto il sistema degli appalti, dare corso all’applicazione dei contenuti innovativi del CCNL in materia di salute e sicurezza, rafforzare l’azione dei nostri RLS e RSU;
  • Incalzare le aziende, accendere un riflettore sulle responsabilità delle imprese nella gestione degli obblighi di legge e contrattuali in materia di salute e sicurezza (l’articolo 30 della legge 81 del 2009; l’articolo 1 e 2 della Sez.4 Titolo 5 del CCNL)
  • Rafforzare i controlli degli enti preposti, le ispezioni degli organi ispettivi e di vigilanza vanno resi più efficaci in materia di prevenzione anche rafforzando il sistema sanzionatorio, che va reso più severo, come terreno di deterrenza nei confronti delle imprese inadempienti.

“Le imprese – dice – sono ormai organizzate per soddisfare just in time le richieste del mercato e le commesse di lavoro acquisite vanno realizzate in tempi sempre più brevi. Per farlo hanno via via flessibilizzato la prestazione lavorativa, allungato gli orari di lavoro, sdoppiato il mercato del lavoro con l’assunzione di lavoratori a termine, in somministrazione, anche con contratti di lavoro di breve durata.
Allo stesso tempo hanno implementato modelli produttivi sempre più frammentati, fondati sul ricorso al lavoro in appalto e sub appalto, a filiere produttive sempre più lunghe esterne anche allo stesso perimetro aziendale in cui si realizza il prodotto finito o intermedio.
È proprio nel sistema degli appalti, strumento per diminuire i costi di produzione, che si trova un elevato numero di incidenti sul lavoro.
Per questo anche con la contrattazione di secondo livello occorre provare a prendere in carico, sul terreno della sicurezza e della salute ma non solo, la rappresentanza dei lavoratori degli appalti”.

Ma la contrattazione deve entrare nelle pieghe dei processi, a partire dall’innovazione. “La tecnologia e i sistemi informatici gestionali adottati dalle imprese – dice Trevisan – sono ormai in grado di programmare, controllare, gestire i flussi della produzione anche quando il ciclo produttivo è frantumato, scomposto, organizzato in appalto e filiera. Allo stesso tempo la tecnologia, soprattutto quella in via di implementazione denominata Industria 4.0, nelle aziende in cui si investe tende ad aumentare il controllo sulla prestazione lavorativa, che viene intensificata, saturata, resa sempre più flessile e adattabile alle esigenze del mercato. In un concetto la nuova tecnologia rischia di aumentare il potere e il comando dell’impresa, in opposizione alla partecipazione e al protagonismo dei lavoratori e del sindacato alle scelte aziendali.
Anche di questo dovremmo discutere dentro le aziende come sindacato, di come orientare le finalità delle nuove tecnologie (che non sono neutre, per l’impresa serve ad aumentare la produttività e i profitti), a partire da come le tecnologie disponibili possono essere utilizzate anche per migliorare la qualità del lavoro, ridurre la gravosità, migliorare gli standard di sicurezza e di salute dei lavoratori.
Questo in modo particolare nelle imprese che investono, nella media e grande azienda, nell’azienda vocata all’esportazioni che per stare al passo con il mercato è essa stessa obbligata, almeno in parte, ad innovarsi e a qualificare il prodotto o la stessa qualità della fornitura”.

Più in generale, osserva Trevisan, “rimettere al centro della nostra iniziativa la condizione di lavoro e di sicurezza significa dare corso ai contenuti in parte innovativi del CCNL (cito a titolo di esempio la parte relativa ai “quasi infortuni”), ma anche avanzare nuove richieste in sede di contrattazione aziendale come ad esempio il diritto ad una ora aggiuntiva di assemblea retribuita dedicata alla salute e sicurezza, alla prevenzione al rischio infortunio, il diritto degli RLS ad incontrare i lavoratori neo assunti per fornire loro primi elementi conoscitivi dell’ambiente di lavoro, dei rischi e dell’organizzazione produttiva, ed altre richieste ancora”.
Ma l’alto numero di incidenti sul lavoro, mortali e non, anche nel Veneto e tra i metalmeccanici obbliga ad interrogarsi anche rispetto alle scelte compiute sul piano legislativo, compreso il sistema sanzionatorio in caso di inadempienze da parte dell’azienda, e sull’efficacia dell’azione ispettiva sia in caso di evento realmente accaduto sia nel lavoro sul terreno della prevenzione.
“Occorre dire – sostiene Trevisan – che la recente legislazione, successiva all’entrata in vigore del decreto legislativo nr 81 del 2008, ha indebolito gli strumenti sanzionatori a carico delle imprese in presenza di violazione delle norme di legge. Una scelta sbagliata a nostro avviso da correggere al più presto”.
Per quanto riguarda invece l’efficacia delle attività di vigilanza, occorre interrogarsi sulla qualità dell’intervento. Quali sono i criteri, gli obiettivi qualitativi, adottati dalla Regione del Veneto e dagli SPISAL per individuare i settori, i comparti, le tipologie di impresa oggetto di ispezione preventiva? Le risorse economiche e gli organici degli enti preposti alla vigilanza sono sufficienti per affrontare la situazione?
“Applicare la legge, sanzionare le aziende inadempienti, rafforzare i controlli degli organi ispettivi soprattutto dal punto di vista qualitativo, sia sul versante della prevenzione sia su quello dell’accertamento delle responsabilità d’impresa in caso di violazione della norma di legge, rivendicare maggiori risorse e maggiori organici da destinare alla vigilanza per debellare il grave fenomeno in atto: per portare avanti queste richieste proponiamo di aprire un tavolo di confronto con la Regione Veneto, con lo SPISAL e gli organi preposti alla vigilanza, e di costituire a livello territoriale degli osservatori permanenti sugli infortuni sul lavoro, coinvolgendo tutti i soggetti compreso quelli datoriali, con l’obiettivo di proporre, individuare e promuovere nuove modalità sulla vigilanza ispettiva nei luoghi di lavoro, azioni formative ed informative verso le imprese e i lavoratori, azioni concrete volte a ridurre il numero e il rischio di infortunio sul lavoro”.

Il documento conclusivo
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