CGIL VENETO
Confederazione Generale Italiana del lavoro Veneto

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Mercoledì 30 giugno hanno scioperato le lavoratrici e i lavoratori dei settori dell’Energia elettrica, del Gas e dell’Igiene ambientale

Lo sciopero è stato indetto da FILCTEM CGIL – FEMCA CISL – FLAEI CISL – UILTEC UIL – FP CGIL – FIT CISL – UILTRASPORTI.

Nella mattinata si sono tenuti presidi a Belluno, Padova, Rovigo, Venezia, Verona, Vicenza, Treviso.

Le ragioni della protesta sono legate ai contenuti dell’art. 177 del Codice degli Appalti, che prevede l’esternalizzazione di almeno l’80% delle attività in concessione con importo superiore ai 150 mila €, anche qualora l’attività dovesse essere svolta da personale proprio di impresa. Tale provvedimento provocherà, indubbiamente, nel breve e medio termine, la demolizione del sistema dei servizi pubblici essenziali e la perdita di oltre 150.000 posti di lavoro a livello nazionale.

A livello veneto sono a rischio tra i 10.000 e i 20.000 posti di lavoro.

La manifestazione regionale si è tenuta a Venezia, in Campo S. Maurizio. Una delegazione di lavoratori e i rappresentanti sindacali sono stati ricevuti in Prefettura.

E’ stata una mobilitazione importante – ha dichiarato Verena Reccardini, della segreteria della FILCTEM CGIL Veneto – che chiede la modifica dell’articolo 177, per evitare un grave danno a importanti aziende di pubblica utilità e la perdita di un numero davvero significativo di posti di lavoro, senza dimenticare i disservizi che subirebbero i cittadini. La speranza è che chi ricopre cariche istituzionali ed è chiamato a decidere ascolti la protesta delle lavoratrici e dei lavoratori”.

Il Governo – ha aggiunto Davide Camuccio, segretario generale della FILCTEM CGIL di Venezia – deve intervenire al più presto perché se arrivassimo alla fine di dicembre con la normativa in questione ancora in vigore, gli effetti sarebbe devastanti nei nostri settori. Una quota enorme di esternalizzazioni, con le regole degli appalti che ben conosciamo, farebbe venir meno il lavoro di qualità, colpirebbe le buste paghe, comprometterebbe la sicurezza nei luoghi di lavoro, visto che già oggi l’80% degli infortuni avviene nelle ditte in appalto”.

Le confederazioni (CGIL, CISL e UIL) sostengono fino in fondo la vertenza, essendo in gioco servizi fondamentali per la qualità della vita dei cittadini e per la prospettiva industriale dell’Italia, oltre alle ricadute sull’occupazione.

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