Gestiscono le prestazioni di welfare in termini di sanità integrativa per milioni di lavoratori, a partire dai fondi sanitari dei bancari, dei metalmeccanici, di Alitalia, del comparto artigiano veneto, ma per loro non c’è welfare aziendale (né sanità, né previdenza integrativa) e nemmeno ci sono altre misure a sostegno della qualità del lavoro, della retribuzione e della conciliazione tra vita e lavoro. Sono i 340 dipendenti (70% donne) di Previmedical e RBM Salute, impresa trevigiana con sede a Preganziol leader nel settore, che da 4 mesi hanno aperto un confronto con l’azienda senza approdare a risultati concreti. Anzi, nel frattempo, è arrivata la notizia dell’acquisizione da luglio del 50% +1 delle quote di RBM da parte di Intesa San Paolo che, con questa operazione, disporrà di un colosso senza pari nel ramo dell’assicurazione sanitaria, si parla di 113.000 strutture convenzionate nel conseguente accordo di servicing con Previmedical. Nessun coinvolgimento o informazione sono state date alle Rsu circa l’ingresso del gruppo bancario e l’impatto sul lavoro che ciò potrebbe comportare, rendendo ancora più complesso il confronto aperto. Dopo una prima azione di sciopero effettuata il 13 gennaio le Rsu hanno ora inviato una lettera aperta ai vertici aziendali chiedendo una ripresa delle trattative e maggiore luce sulla situazione.
Lettera aperta dei lavoratori Previmedical, chiedono welfare anche per loro
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