CGIL VENETO
Confederazione Generale Italiana del lavoro Veneto

Cerca
Close this search box.

La Cgil Veneto sulla Safilo e sulle altre crisi aziendali della Regione

40 tavoli di crisi aziendali in Regione, 10.000 i lavoratori coinvolti

Basso, Cgil Veneto: “A partire dal caso Safilo, ci batteremo in ogni sede per evitare nuove chiusure e diciamo basta alle sovvenzioni pubbliche senza condizionalità. Chi le utilizza per poi andarsene altrove deve restituirle”.

La Cgil Veneto, nelle sue articolazioni categoriali e territoriali, ha partecipato, nell’ultimo anno, a molti dei 40 tavoli che si sono tenuti presso l’unità crisi aziendali della Regione. I lavoratori coinvolti nei percorsi di crisi o di riorganizzazione aziendale sono 10.000. 

I settori maggiormente colpiti – dichiara Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto – sono il metalmeccanico, la moda e il chimico.

Molte di queste vertenze sono tuttora in corso, altre hanno trovato soluzione positiva, alcune purtroppo hanno visto la chiusura dell’azienda o di un sito, con le conseguenze occupazionali che si possono immaginare. Come sindacato, in ognuno dei casi in cui siamo stati coinvolti, abbiamo perseguito un duplice, fondamentale, obbiettivo: tutelare i diritti di lavoratrici e lavoratori e salvare i posti di lavoro, ma allo stesso tempo abbiamo voluto preservare il tessuto produttivo e industriale dei singoli territori.

Non è stato per nulla facile, anche perché solo una minoranza delle crisi è determinata da difficoltà finanziarie o di mercato o dalla necessità di riorganizzazione delle imprese. Difficoltà che abbiamo affrontato anche con proposte operative per arrivare a soluzione positive, con la regia istituzionale.

Nella maggioranza delle volte, ci siamo invece trovati di fronte a grandi multinazionali o a fondi di investimento internazionali che, per ragioni speculative, scelgono di spostare le produzioni fuori dalla nostra realtà, all’inseguimento del costo del lavoro più basso possibile.

E, in simili contesti, gli strumenti a nostra disposizione sono assolutamente insufficienti.

Spesso questo avviene dopo che quelle stesse aziende hanno ricevuto importanti aiuti pubblici. 

Il caso di più stretta attualità è quello della Safilo che, a partire dal 2019, per attuare una importante riorganizzazione ha avuto accesso in maniera rilevante agli ammortizzatori sociali e al fondo Nuove Competenze. Si tratta di cifre importanti. Al contempo, sono stati richiesti forti sacrifici ai lavoratori, con gli esuberi e con la decurtazione di un salario già insufficiente a tenere in equilibrio i bilanci familiari.

Tutto questo doveva servire alla Safilo per rilanciare il sito di Longarane e per tutelare i livelli occupazionali. 

Risultato: dopo una manciata di anni, l’annuncio della ‘non strategicità’ del sito bellunese, un linguaggio edulcorato che vuol dire la chiusura dello stesso.

E questo, nonostante i risultati complessivamente positivi dell’azienda.

La Cgil non si arrenderà a questa decisione e si batterà in ogni sede perché la scelta sia rivista.

Quanto sta avvenendo, però, dovrebbe indurre tutti a una riflessione, innanzitutto le Istituzioni nazionali e locali: le sovvenzioni senza condizionalità si trasformano sempre più spesso in uno sperpero delle risorse pubbliche, che sono il frutto delle tasse pagate dai cittadini.

Chi ha ricevuto le sovvenzioni deve renderne conto alla comunità e restituirle qualora decida di abbandonare il territorio che lo ha sostenuto”.

Continuando a navigare sul sito acconsenti all'uso di Cookie Tecnici che permettono di offrire la migliore esperienza di navigazione, come descritto nell'informatva sulla privacy.