Sempre più cittadini in difficoltà nella tutela della salute e nella prevenzione, il personale sanitario è insufficiente e sottoposto a ritmi di lavoro insostenibili. Mancano risposte non solo sul piano nazionale, ma anche da parte della Regione.
Dichiara Tiziana Basso segretaria generale Cgil Veneto “La scelta di tenere a Belluno l’ennesima tappa della nostra mobilitazione sulla sanità pubblica, insieme al Covesap e tante realtà associative presenti sul territorio, non è affatto casuale. Perché sono le province periferiche e le aree interne a soffrire maggiormente le conseguenze del definanziamento della sanità: la riduzione del personale, il peggioramento della fruibilità e della qualità dei servizi.
Sulla base delle dichiarazioni dei redditi raccolte dai nostri Caf, la spesa delle famiglie in sanità privata è in continua crescita (più 6% per i lavoratori, più 4% per i pensionati). E stiamo parlando di chi, a costo di grandi sacrifici, può comunque permettersi un’alternativa alla sanità pubblica; ma non dobbiamo dimenticare che molti cittadini non hanno questa opzione, e il loro numero è in aumento, come testimoniano i dati Istat sulla povertà che – a livello nazionale – colpisce oltre due milioni di famiglie e non risparmia certo il nostro tessuto sociale.
L’inflazione, che continua a essere troppo alta, non taglia brutalmente solo salari e pensioni, ma riduce fino a 10 punti i finanziamenti al welfare pubblico e universale.
Le risorse aggiuntive previste nella manovra di bilancio, rispetto alla Nadef, sono del tutto insufficienti, e comunque non in grado di invertire il trend di riduzione della quota di Pil destinata alla sanità, che calerà anche nel 2024.
Poco o nulla si fa per incrementare il personale e per retribuirlo adeguatamente (anche in questo caso quanto stanziato per il rinnovo del contratto non è nemmeno lontanamente sufficiente a far recuperare il potere di acquisto perso negli ultimi due anni). Parliamo di un personale in grande difficoltà sia per i ritmi insostenibili cui è sottoposto sia per la carenza di organico, e spesso attratto dalle proposte che arrivano dal settore privato.
Nemmeno la NADEFR, che gli assessori regionali competenti ci hanno da poco illustrato, dà risposte adeguate alle emergenze sociali in atto, a partire proprio dal garantire i Livelli Essenziali di Assistenza nelle nostre aree interne e periferiche, per arrivare allo sblocco delle assunzioni.
A quell’incontro abbiamo chiesto due cose fondamentali: una rimodulazione dei capitoli di spesa del Bilancio regionale e l’attivazione dell’addizionale Irpef sui redditi più alti, come misura di equità e di efficace e immediato recupero di risorse indispensabili.
Non fare nulla di tutto questo non è una scelta neutra, vuol dire peggiorare ulteriormente le difficoltà di lavoratori e pensionati, per non parlare delle famiglie più fragili che versano in condizioni di povertà, che rinunciano semplicemente a curarsi e alla medicina di prevenzione.
Per queste ragioni manifesteremo sabato prossimo a Belluno e non ci fermeremo finché non avremo risposte”.