Meglio tardi che mai.
Dichiarazione di Christian Ferrari, segretario generale della Cgil del Veneto: “Se la Regione fosse intervenuta per tempo, si sarebbero risparmiate immani sofferenze”
“Era il 28 ottobre quando, come Cgil del Veneto, abbiamo lanciato un appello al presidente Zaia per proteggere i nostri ospedali e i nostri operatori dallo tsunami dei ricoveri che già allora si annunciava.
Abbiamo provato a spiegare che senza misure restrittive adeguate, la curva dei contagi, cui sempre segue quella dei ricoveri e dei decessi, non si sarebbe piegata e che una pandemia non si può affrontare solo aumentando i posti letto, senza peraltro avere il personale sufficiente per curare i pazienti. Anche in considerazione del fatto, non certo trascurabile anzi drammatico, che metà delle persone che finiscono in terapia intensiva muore.
Purtroppo, siamo rimasti inascoltati e nel frattempo siamo diventati il territorio più colpito dal virus di tutto il Paese, con una nuova strage che si sta consumando nelle case di riposo, con medici, infermieri e o.s.s. allo stremo, con l’impossibilità di curare molti cittadini a causa dell’overbooking delle strutture, con un numero inaccettabile di decessi.
Bastava leggere con attenzione lo stesso piano sanitario della Regione – con le famose cinque fasce (dalla verde alla rossa) – e guardare l’andamento dei contagi per prevedere cosa sarebbe successo.
Si è voluto far finta di niente, anzi si è voluto fare i primi della classe, con la “zona gialla” sbandierata come un trofeo.
Si sono fondate le scelte non sulle analisi e sui consigli degli esperti più avveduti, ma su una curva previsionale che scommetteva su un’inversione di tendenza a metà novembre, basandosi su quanto successo la scorsa primavera, ma dimenticando che allora in tutta Italia c’era il lockdown più duro dell’Occidente.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Adesso la Regione chiede al Governo misure drastiche, assicurando che se non verranno assunte a livello nazionale, verranno comunque decise a livello locale.
A dimostrazione che c’era già tutta l’autonomia necessaria per intervenire e che non averlo fatto prima è stata una scelta deliberata.
Ci auguriamo che le parole diventino fatti.
Meglio tardi che mai, certo. Ma quante sofferenze si sarebbero risparmiate se si fosse intervenuti per tempo?”.