Dichiarazione di Silvana Fanelli, segreteria confederale Cgil Veneto
“Sul tema dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, in Veneto, siamo vicini a una crisi politica e istituzionale, che vede contrapposti il presidente della Regione e molti esponenti, anche di primo piano, del suo partito, e rapporti problematici tra le Prefetture e tanti rappresentanti degli Enti locali.
Eppure, è evidente che il modo migliore per affrontare la questione è organizzare un’accoglienza diffusa attraverso il sistema SAI (ex SPRAR), che consentirebbe alle persone fragili (quali sono appunto i migranti, soprattutto le donne e i bambini) di essere integrati in piccoli numeri nelle nostre realtà urbane, responsabilizzando i Comuni e condividendo con loro progetti efficaci e poco impattanti.
L’alternativa a percorrere questa strada è una sola: le grandi concentrazioni in stile Cona e Bagnoli, con tutte le drammatiche conseguenze sia sui migranti, costretti a vivere in condizioni non dignitose, per usare un eufemismo, che sulle comunità locali.
Purtroppo, il Veneto non ha mai creduto nell’accoglienza diffusa, e a dirlo sono i numeri: siamo la sest’ultima Regione italiana, con solo 888 posti, l’adesione di appena 19 Comuni, per un totale di 22 progetti.
Questo è il frutto di una campagna demagogica portata avanti, a livello locale e nazionale, per anni, promettendo maggiore sicurezza ma favorendo – nei fatti – caos, incertezza, discriminazione.
Il contrario di ciò che serve, perché favorisce le organizzazioni criminali alla ricerca di manodopera tra chi non ha prospettive e alcuna speranza nel futuro.
I nodi stanno tutti arrivando al pettine ed è il momento di scioglierli con senso di giustizia e di umanità verso chi fugge da condizioni di vita insopportabili (guerra, fame, cambiamento climatico), e con un approccio pragmatico che affronti i problemi e non li acuisca, sperando di lucrare consenso elettorale a buon mercato”.