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Confederazione Generale Italiana del lavoro Veneto

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Dati Caf Cgil Veneto: cresce la spesa sanitaria di lavoratori (+6%) e di pensionati (+4%)

Tiziana Basso: “Numeri impressionanti, continueremo la mobilitazioni finché non avremo risposte a livello locale e nazionale”.

La campagna fiscale del Caf Cgil Veneto è all’81% di pratiche elaborate ed è già possibile individuare le prime linee di tendenza.

Ci sarà tempo per fare un punto più preciso sulla condizione reddituale di lavoratori e pensionati, ma un dato salto subito all’occhio: la consistenza delle spese sanitarie che hanno dovuto sostenere nel 2022.

La media è di 1223 euro per un pensionato, con un incremento del 4% rispetto all’anno precedente, e di 1145 euro per un lavoratore, con un incremento del 6%.

Stiamo parlando di oltre 249 milioni di euro complessivi per chi si rivolge al Caf Cgil Veneto, 12 milioni in più rispetto al 2021.

Se proiettiamo questo numero sulle dichiarazioni dei redditi presentate dai principali caf regionali, l’aumento si aggira intorno ai 60 milioni di euro. Senza dimenticare che una quota significativa di lavoratori e pensionati sceglie altri canali per adempiere ai propri doveri con il fisco.

Si tratta di cifre impressionanti – dichiara Tiziana Basso, segretaria generale della Cgil Veneto -, considerando che pensionate e pensionati della nostra Regione sono spesso sotto la soglia dei 1000 euro al mese, mentre lavoratrici e lavoratori, quando va bene, superano di poco questa cifra.

Un’altra mensilità, se non di più, di salario o di pensione persa, che si aggiunge ai danni che sta producendo un’inflazione ancora troppo alta.

E questo vale per chi, al prezzo di enormi sacrifici, fa i controlli che servono per tutelare la propria salute, vedendo aumentare quanto deve pagare di tasca sua, anche rivolgendosi alla sanità privata.

Una parte importante della popolazione, però, tali somme non può semplicemente permettersele e, con un servizio sanitario pubblico che a maggio 2023 contava in Veneto 234.952 prestazioni in lista d’attesa, rinuncia a curarsi.

Per porre almeno parziale rimedio a questa drammatica situazione, abbiamo chiesto unitariamente, come sindacati, di applicare l’addizionale Irpef sui redditi più alti in modo da recuperare importanti risorse da destinare al welfare territoriale. Siamo rimasti inascoltati da parte della Giunta regionale.

Stesso discorso vale per il Governo nazionale, che ha programmato un definanziamento della sanità molto pericoloso, passando dal 6,9% del pil destinato a questo capitolo di spesa nel 2022, al 6,7% nel 2023, per scendere al 6,2% nel 2024: una quota che mette a rischio la stessa aspettativa di vita.

Ci siamo mobilitati sia a livello locale (con moltissime iniziative in tutte le province venete, tuttora in corso) che a livello nazionale, con la partecipata manifestazione del 24 giugno in piazza del Popolo a Roma.

Non abbiamo nessuna intenzione di fermarci, perché è in gioco un fondamentale diritto sociale e di cittadinanza, da cui si misura il livello di civiltà di un Paese“. 

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