Sciopero anche a Marghera dei lavoratori dell’Ilva, il 9 ottobre, a fronte del piano lacrime e sangue presentato dall’azienda.
La fabbrica si è svuotata mentre i lavoratori all’esterno hanno distribuito volantini per evidenziare la situazione che vede minacciati 4.000 posti di lavoro (su 14.000) a livello di gruppo, nell’ambito dei quali il sito veneziano (ormai ridotto ai minimi termini ristrutturazione dopo ristrutturazione) perderebbe 35 addetti su 80.
Per la stessa giornata è previsto un incontro al Ministero per lo Sviluppo Economico cui parteciperanno Am Investco Italy (la nuova società di Arcelor Mittal e Marcegaglia) e i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm e Usb.
Il sindacato contesta nettamente il piano aziendale.“Licenziamenti, diritti e salario tagliati, estensione della precarietà, lavoratori degli appalti cancellati. Su queste basi non c’è trattativa possibile”, ha scritto ieri su Facebook Francesca Re David, segretaria generale Fiom. “Non si può pensare che un progetto industriale regga se si riducono i diritti delle persone che vi lavorano e non si garantisce l’occupazione per tutti”, dice il segretario confederale della Cgil, Maurizio Landini, “bisogna ripristinare le condizioni per poter avviare una trattativa vera”. “Noi sosteniamo la decisione e il giudizio che le Rsu unitariamente hanno assunto. Quella lettera – aggiunge Landini – non è la base per poter avviare la trattativa. Va rivisto il tutto nel modo più assoluto”.
Oltre a respingere con fermezza l’enorme numero di esuberi dichiarati tra i dipendenti, i sindacati hanno anche posto il grande problema dell’ indotto, ossia il futuro dei lavoratori delle imprese collegate al siderurgico.
“Si tratta di addetti alle pulizie civili, pulizie industriali, manutentori, edili, carpentieri, autisti, addetti mensa, cuochi, elettricisti – spiegano Filcams, Fisascat, Uiltucs, Fillea, Filca, Feneal, Filt, Fit e Uiltrasporti di Taranto – con contratti part-time, interinali, a tempo determinato o indeterminato. Con la propria tuta già addosso perché senza spogliatoi, o col panino nella tasca della giacca perchè senza diritto al pasto. Perché considerati di serie B”.