CGIL VENETO
Confederazione Generale Italiana del lavoro Veneto

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Fonti di Posina Spa: dalle indagini emerge una realtà raccapricciante di sfruttamento, violenza e illegalità

Dichiarazione di Giosuè Mattei, segretario generale Flai Cgil Veneto

“È raccapricciante il quadro emerso dalle indagini eseguite dalla Guardia di Finanza di Vicenza presso lo stabilimento Fonti di Posina Spa della provincia berica. I reati contestati fanno emergere uno spaccato della situazione lavorativa dei dipendenti della cooperativa a cui erano affidati, in appalto, la logistica e il magazzino non degno di un paese civile. La sequela di reati ipotizzati ha pochi precedenti: caporalato, sfruttamento lavorativo, lavoro nero, lavoro minorile, violenza sessuale, intermediazione illecita di manodopera, contraffazione di documenti, tratta di esseri umani.  

Noi – come FLAI CGIL VENETO – lo avevamo dichiarato già a proposito dei casi di Grafica Veneta e Fincantieri, che eravamo di fronte solo alla punta di un iceberg, ma pensavamo di aver visto le situazioni peggiori in termini di sfruttamento lavorativo ai danni di lavoratori inermi, che hanno la sola colpa di aver bisogno di lavorare. E, invece, le notizie di oggi sono addirittura peggiori.  

Se questo è il prezzo che i lavoratori e le lavoratrici devono pagare sull’altare del profitto delle imprese, è arrivato davvero il momento di dire basta! Non può più essere tollerata una simile gestione dei cantieri in appalto, con l’illegalità e lo sfruttamento che nella maggior parte dei casi rappresenta la regola; e chi afferma il contrario finge di non vedere quale sia lo stato delle cose.  

Ad aggravare le responsabilità di Fonti di Posina, secondo gli inquirenti, è non solo la consapevolezza di quello che accadeva da parte dell’Azienda committente, ma addirittura la connivenza con gli sfruttatori. 

Invitiamo il mondo delle imprese a fermarsi, a riflettere su un metodo che scarica i costi sui lavoratori al solo scopo di massimizzare i profitti. Il sistema degli appalti e dei sub appalti è in gran misura incontrollato, e vede protagoniste sempre più spesso cooperative fittizie e prive di scrupoli. Se, invece, anche dopo quanto accaduto, non cambierà nulla, vuol dire che l’idea di lavoro che si coltiva è strutturalmente fuori dalla Costituzione e dalla legalità.  

Non è più né ammissibile né tollerabile una situazione di questo genere nelle fabbriche della nostra Regione e del nostro Paese. E di questo dovrebbero convincersi non solo gli attori economici, ma le Istituzioni sia locali che nazionali, e agire di conseguenza. 

Il sindacato farà fino in fondo ciò che deve per continuare a denunciare e per cambiare questo inaccettabile modello di sviluppo“.

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