Con un’ora di sciopero in tutto il Veneto (lunedì 5 febbraio), la richiesta di un incontro a Federmeccanica regionale e la convocazione di un’assemblea dei delegati alla sicurezza (RLS), Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil aprono una partita vertenziale per tutelare la sicurezza sul lavoro nel settore metalmeccanico dopo che l’ennesimo incidente mortale, accaduto all’acciaieria Aso di Vallese (Verona), ha riacceso i riflettori su quella che si presenta come una piaga senza fine del mondo del lavoro veneto.
Dopo lo sciopero di lunedì 5 febbraio (riguarderà l’ultima ora lavorativa e potrà essere anche accompagnato da assemblee di fabbrica) si riuniranno, mercoledì mattina, le segreterie sindacali per decidere la data della riunione dei delegati alla sicurezza ed inviare a Federmeccanica la richiesta di un tavolo di confronto “per esaminare i dati sulle ore di formazione fatte, sulle politiche aziendali messe in atto in materia di prevenzione e per avere dei riscontri sulle procedure di assegnazione degli appalti, soprattutto nelle aziende siderurgiche”.
Denunciando un numero di infortuni in crescita (69.000 a novembre 2017) in Veneto ed un numero inaccettabile di morti sul lavoro (87 nella sola regione in 11 mesi), i sindacati dei metalmeccanici rilevano come sia particolarmente esposto agli infortuni, soprattutto i più gravi, proprio il settore degli appalti, quello stesso cui apparteneva Maurizio Cossu, l’ultima vittima che l’altro giorno ha lasciato la vita all’acciaieria Aso.
“Il contenimento dei costi specie quello del lavoro – scrivono Fim Fiom Uil – la riduzione del salario e dei diritti dei lavoratori a partire proprio dalla sicurezza, è sempre più spesso perseguito dalle imprese attraverso modelli aziendali che parcellizzano il ciclo produttivo, con le esternalizzazioni, con gli appalti e tante volte anche con il ricorso al sub appalto. Inoltre vi è sempre più spesso l’allungamento dell’orario di lavoro e l’intensificazione dei ritmi di lavoro, il tutto a scapito della sicurezza e dell’incolumità dei lavoratori. Una situazione inaccettabile che contrasta con la narrazione di imprese sempre più orientate, anche nella nostra regione, verso la digitalizzazione della produzione, con la sfida dell’innovazione tecnologica, con la cosiddetta industria 4.0”.
Il lavoro non può trasformarsi da fonte di vita a causa di morte e gli incidenti, tante volte invalidanti, “non possono essere considerati una fatalità né, tanto meno, un costo sociale inevitabile alla ripresa economica e all’aumento del Pil”. Per questo Fim Fiom Uilm del Veneto hanno deciso di affrontare con determinazione questa partita.
La vittima dell’ultimo incidente sul lavoro:
“Maurizio Cossu, operaio di 42 anni dipendente della ditta Idrotecnograda – spiegano Fim Fiom Uilm – è morto sul lavoro a seguito di un incidente avvenuto mercoledì 31 gennaio presso l’acciaieria Aso di Vallese in provincia di Verona. Maurizio Cossu era un manutentore di una ditta in appalto ed è stato colpito violentemente al capo da una anodiera del peso di una tonnellata durante il suo normale turno di lavoro. Ai compagni di lavoro che hanno prestato i primi soccorsi sono apparse subito gravissime le condizioni di Maurizio, che purtroppo è deceduto poco dopo. Immediata è scattata la protesta dei lavoratori, con lo sciopero e il blocco totale della produzione dell’acciaieria e degli appalti. Agli inquirenti spetterà il compito di valutare le cause che hanno determinato l’ennesimo incidente mortale in una fabbrica veneta, e perseguire con rigore, anche sul piano penale, le eventuali responsabilità della ditta in appalto e della committente”.