Il Garante ha introdotto delle restrizioni sul diritto di sciopero nel trasporto pubblico locale nazionale portando da dieci a venti giorni l’intervallo tra una protesta e l’altra ed imponendo alle aziende di fornire agli utenti i dati sull’adesione alle ultime agitazioni delle sigle sindacali che indicono lo sciopero.
“Invece di apprezzare l’accordo raggiunto tra le parti sociali – cosi come previsto dalla legge 146/90 sulla regolamentazione e dalle procedure di sciopero nel trasporto pubblico locale – il presidente Passarelli e la Commissione di Garanzia hanno scelto la strada della censura e dell’imposizione”, ribattono Vincenzo Colla, segretario confederale Cgil, e Alessandro Rocchi, segretario generale della Filt.
Si tratta di pronunciamenti “non conformi alla figura di garanzia della commissione” sottolineano Colla e Rocchi che spiegano come l’Autorità – stando a quanto riportato dai giornali – ha deliberato in maniera unilaterale l’allungamento a 20 giorni (anziché 10) dell’intervallo di sciopero, “pensando che un semplice calcolo ragionieristico possa mettere freno ad un complicato argomento di discipline giuridiche e costituzionali”.
I sindacalisti assicurano perciò che la Cgil, tutta, “difenderà in tutte le sedi il diritto di sciopero cosi come sancito dalla Costituzione e dalla legge 146/90” e si dicono stupiti nel dover constatare che l’attuale Commissione, di cui apprezzano il comune patrimonio di valori culturali e giuridici, “abbia scelto la strada dell’imposizione”.
“Meglio sarebbe stato – concludono – sollecitare il nuovo Parlamento ad approvare una legge sulla rappresentanza sindacale attingendo agli accordi interconfederali già siglati e, magari, mediante preventiva sottoscrizione di un Avviso comune con le parti sociali, già felicemente sperimentata in altri casi di regolamentazione.”