“Venerdì 28 luglio, mentre si apprendeva dell’ennesima morte sul lavoro in Veneto, venivano pubblicati i dati Inail sugli incidenti letali che hanno colpito il nostro tessuto produttivo nei primi sei mesi dell’anno.
Giuseppe Misitano è deceduto dieci giorni dopo essere caduto dal tetto di un’azienda agricola di Gardigiano. Suo fratello Pasquale aveva avuto un infortunio mortale nel 2018, schiacciato da una lastra di cemento nel veronese. Una famiglia, originaria della Calabria, falcidiata dall’insicurezza del lavoro qui nella nostra Regione.
Sono 42, secondo l’Inail, i morti sul lavoro in Veneto da gennaio a giugno 2023, in leggerissima flessione rispetto allo stesso periodo del 2022, grazie soprattutto alla riduzione degli incidenti mortali in itinere. Una flessione che temiamo sarà compensata dal numero davvero impressionante di infortuni con esito letale che stanno costellando il mese di luglio.
Le denunce di malattie professionali, invece, sono in crescita del 22,5%, passando da 2005 a 2457.
Sono dati inaccettabili, che si confermano di anno in anno, e che sembrano non destare nemmeno più sconcerto tra chi, a livello istituzionale e delle associazioni di categoria, dovrebbe fare in modo che nessuno sia costretto a morire per guadagnarsi da vivere.
È, oltretutto, in scadenza il piano strategico sulla salute e sulla sicurezza sottoscritto con la Regione Veneto.
Un protocollo che non solo dobbiamo rinnovare, ma che dobbiamo attuare con il massimo rigore, cosa che fin qui non è avvenuta con la determinazione e la costanza che servono.
Come Cgil non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci a questa situazione e, con i nostri responsabili della sicurezza aziendali e territoriali, con la nostra azione sindacale, faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per interrompere questa autentica strage”.
