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Crisi del TPL – resistere e rilanciare il servizio pubblico per la ripresa e per i lavoratori

I Segretari Generali della FILT – CGIL, FIT – CISL e UILTRASPORTI del Veneto hanno chiesto un urgente incontro all’Assessore della Regione Veneto, Elisa De Berti,  per affrontare la crisi drammatica nel Trasporto Pubblico Locale del territorio a causa del Coronavirus.

L’incontro è stato fatto in videoconferenza Giovedì 9 aprile ed abbiamo rappresentato quanto segue:

La situazione è precipitata sul versante della pesantissima riduzione del servizio sia su gomma che su ferro, decisa dalle Imprese in applicazione delle direttive Regionali e del Governo a tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori. Praticamente funzionano solo servizi essenziali che hanno comportato tagli ben oltre il 50%, anzi ad oggi mediamente il 70% dei lavoratori autoferrotranvieri del Veneto sono a casa e praticamente quasi cancellati i servizi ferroviari del Trasporto Regionale dove sono a casa circa l’80% dei lavoratori.
Sia per i ferrovieri come negli autoferrotranvieri-internavigatori le OO.SS. hanno concordato con le aziende di utilizzare i Fondi Bilaterali nazionali esistenti per sostegno al reddito dei lavoratori quali ammortizzatori sociali, ovviamente con causale Covid -19 e anticipo della retribuzione mensile della retribuzione da parte delle aziende.
Ci si trova repentinamente con un grave problema di reddito (soprattutto negli autoferrotranvieri) per i lavoratori che lo scorso mese hanno regolarmente lavorato e sono stati retribuiti e da questo mese sono cassintegrati se va bene a rotazione o anche a zero ore, quindi a 1.000 euro mensili.
In più non sono stati assunti tutti i lavoratori “stagionali”che proprio in questo periodo riprendevano a lavorare nelle imprese per l’incremento dell’utenza e dei servizi estivi, sono in Veneto circa 1.000 lavoratori che non hanno lavoro e non hanno diritto a nessun ammortizzatore sociale in quanto il DPCM li stabilisce a partire da chi è assunto il 23 febbraio scorso.
Se questa è la realtà di oggi, bisogna sperare e pensare a domani, ad una possibile veloce ripresa, e a quali azione mettere in campo perché si superi la crisi determinata dal Coronavirus, con la ripresa della domanda di mobilità dei cittadini nelle nostre città e dei lavoratori che tornano a lavorare nelle aziende che riapriranno.
Quando succederà lo deciderà il Governo supportato dalla scienza medica e lo farà con il primario interesse della salvaguardia della salute dei cittadini e dei lavoratori, il tema è quale ripresa ed in che condizioni, ma soprattutto quanti riusciranno a riprendersi.
Abbiamo sostenuto innanzitutto che non ci devono essere tagli, riduzioni o penalizzazioni delle risorse che la Regione gira agli Enti di Governo e poi alle Imprese a fronte delle riduzioni dei servizi in questi mesi. Infatti il Governo ha confermato l’erogazione dell’80% delle risorse alle Regioni del FNT (Fondo Nazionale Trasporto) per il 2020 ed erogato i primi tre ratei mensili alle Regioni.  
Questo permette, anche se non in via definitiva, la copertura delle risorse pubbliche al TPL, previste.

Il Coronavirus però determina una pesante situazione finanziaria delle imprese dovuta dal calo delle entrate da parte dell’utenza, abbonamenti e passeggeri, e soprattutto la fondata incertezza della mancanza delle risorse derivanti dall’utenza turistica che nelle città storiche e nella stagione estiva caratterizzava circa la metà delle entrate finanziarie delle aziende.
A ciò si aggiungono tutte le condizioni necessarie per la salute dei cittadini e dei lavoratori nell’utilizzo dei mezzi pubblici. Il tema del distanziamento sociale, oltre ai DPI, sarà devastante e per quanto bene vada negli autobus e nei treni non potranno esserci riempimenti oltre un terzo della capacità.
Una situazione che va ben oltre l’emergenza Coronavirus del lockout, ed è destinata a proseguire rispetto un lento ritorno alla normalità definito dalla cosiddetta fase due.
Come fare fronte a questa condizione che rischia il default finanziario delle aziende? C’è il rischio/minaccia delle imprese di non riprendere i servizi e le corse necessarie alla ripresa per il trasporto pubblico. Tutti i lavoratori che restano in cassa integrazione, quale condizione di tutela del reddito? Si apre uno scenario di “povertà” ulteriore per famiglie dei lavoratori.
Abbiamo rappresentato all’assessore questa situazione e abbiamo fatto le nostre proposte.
Innanzitutto la garanzia del mantenimento del finanziamento pubblico non può essere messa in discussione.
Dopo l’emergenza deve riprendere il servizio secondo quanto previsto nei contratti di servizio e nella gradualità prevista dalle condizioni decise dal Governo e dalla domanda alla riapertura delle aziende e della mobilità dei cittadini del territorio.
Per fare questo servono risorse aggiuntive straordinarie per rispondere ad una crisi straordinaria, e queste devono sicuramente provenire da un apposito fondo straordinario dedicato che si aggiunge al FNT, ma le specificità territoriali regionali devono prevedere anche per la Regione Veneto lo stanziamento di un fondo straordinario aggiuntivo per il sostegno del TPL sia su gomma che su treno.

Per i lavoratori abbiamo chiesto che la Regione intervenga verso il Governo innanzitutto per la totale copertura degli ammortizzatori sociali durante tutto il periodo della crisi, nessuno deve essere lasciato a casa e solo, e va tutelato il reddito proprio garantendo le risorse alle imprese che permettono anche accordi di integrazione salariale aggiuntivi all’ammortizzatore sociale.
Ad una fase così eccezionale e complessa serve un maggior coordinamento, appunto una cabina di regia regionale, con OO.SS e Imprese, per monitorare, valutare e decidere assieme azioni di tutela e rilancio del settore, evitando quanto oggi succede che ogni provincia ed ogni azienda si muova da sola e sia lasciata sola.
Abbiamo visto quanto successo in questa prima fase in ogni azienda della Regione dove si sono determinate azioni diverse rispetto alla crisi, e ricadute pesanti e diverse tra i lavoratori sia sul reddito sia sulla salute dei lavoratori e dell’utenza. Servono procedure uniche sui DPI, sulle modalità di tutela della salute nei mezzi, sulle sanificazioni. I lavoratori devono sentirsi ed essere al sicuro rispetto un lavoro essenziale nel servizio pubblico e su questo non ci possono essere differenze dettate dalla capacità di investimento delle diverse imprese.
L’assessore De Berti ha condiviso la preoccupazione e l’analisi sulla crisi del settore, e sul versante della necessità di un fondo straordinario. Ha ribadito che queste risorse devono essere impegnate dal Governo e che la Regione è già fortemente esposta sul versante della spesa sanitaria, ed ad oggi non è prevedibile un fondo sul TPL Regionale pur non escludendolo.
Anche sulla cabina di regia ritiene che ad oggi non ci siano le condizioni vista la forte incertezza sulla durata dell’emergenza e sulle condizione della ripresa, ma ci sarà una maggiore azione di coordinamento e di informazioni con le OO.SS.
Riteniamo, come FILT – CGIL che l’incontro sia stato positivo sul versante della chiarezza della crisi del TPL e della sua emergenza nelle prossime settimane.
Invece, consideriamo deludenti le risposte sul che fare come regione veneto per rispondere a questa crisi, non ha accolto la nostra proposta sul fondo straordinario regionale per il TPL e sulla cabina di regia tra le parti.
Se non ci saranno risposte adeguate dalla Regione quando la prossima realtà dei fatti accentua la crisi dei servizi, la crisi delle imprese e conseguentemente le ricadute sui lavoratori rispetto a occupazione e reddito, ma soprattutto il servizio publico viene tagliato fuori dalla ripresa economica e sociale del territorio, per noi è inaccettabile e la mobilitazione dei lavoratori avrà una chiara responsabilità.

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