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28 NOVEMBRE: PUBBLICO IMPIEGO IN PIAZZA PER IL CONTRATTO

funzionepubblicaIl 28 novembre i lavoratori del pubblico impiego manifesteranno a Roma per il contratto nazionale, fermo dal 2009, oltre che per la pace e contro il terrorismo. Su questo, è intervenuta la segretaria confederale della Cgil, Serena Sorrentino.
“La Corte Costituzionale – spiega – ha definito illegittimo non rinnovare i contratti del pubblico impiego. Sono passati sei mesi, ma il Governo non dà ancora attuazione a quella sentenza. Sempre la Consulta, ha ricordato che non è più tollerabile il sacrificio dell’articolo 39 della Costituzione, ovvero l’esercizio del diritto alla contrattazione. Il Governo immagina che la convocazione dell’Aran e i 300 milioni messi a disposizione con la Legge di stabilità 2016 per il prossimo triennio siano la risposta sufficiente alla sentenza della Corte. Noi la pensiamo diversamente: sono misure largamente inadeguate, visti i sei anni di blocco contrattuale alle spalle.

Abbiamo ipotizzato circa 150 euro di aumento per ciascun dipendente pubblico, modulati tra recupero del ccnl e contrattazione decentrata, che è lo strumento con cui si migliora l’organizzazione del lavoro”.
“Sempre all’Aran – ha osservato la sindacalista –, abbiamo chiesto il superamento della legge ‘Brunetta’, che ha tolto prerogative alla contrattazione, e la revisione della legge 107, la cosiddetta Buona scuola di Renzi, altro tema per cui scendiamo in piazza sabato 28, assieme a tutti i settori della conoscenza. Noi vogliamo che la sentenza della Consulta sia applicata in tutti i suoi aspetti: quindi, libertà di esercizio delle titolarità sindacali per i nostri delegati, ma soprattutto ripresa di una contrattazione effettiva”.
“Per quanto riguarda le risorse a disposizione del ccnl dei ‘pubblici’ – ha affermato l’esponente Cgil –, noi riteniamo che il Governo possa recepire gli emendamenti che abbiamo presentato, cioè una maggiore dotazione di fondi per i rinnovi, ma soprattutto lo sblocco della norma che blocca la contrattazione di secondo livello, che è un altro strumento di recupero salariale. Se ciò non dovesse avvenire, il sindacato è pronto ad adottare ulteriori misure di mobilitazione, ma anche di contrasto giudiziario per dare effettività alla sentenza della Corte”.
“Sabato sarà una grande giornata per il mondo del lavoro pubblico nel suo insieme – ha detto ancora Sorrentino –, perché scenderanno in piazza tutte le organizzazioni sindacali in modo unitario, comprese molte sigle del lavoro privato che concorrono alla realizzazione dei servizi pubblici locali, come i lavoratori delle aziende partecipate, della sanità privata e cooperazione, dei settori assistenziali e socio-sanitari, che comunque dipendono dalle politiche pubbliche, senza dimenticare i dipendenti delle province, 20.000 dei quali sono stati collocati in mobilità, in quanto dichiarati in sovrannumero dalla legge 56 – che noi abbiamo contestato da subito -, perché provocherà anche una discriminazione dal punto di vista dei trattamenti economici per questi lavoratori. Ma sfileranno a Roma tutti coloro che sono stati colpiti dalla politica dei tagli del Governo, a partire da medici, in lotta contro la riduzione di risorse al fondo sanitario nazionale, che mettono pesantemente in discussione il diritto alla salute dei cittadini”.
“Inoltre, la protesta include gli addetti della polizia provinciale – ha sottolineato la segretaria confederale –, che si trovano nel paradosso di essere stati esclusi in parte dal monitoraggio fatto dalle amministrazioni. Per non parlare di quelli dei Centri per l’impiego, che se non si trova una norma non solo giuridica, ma anche un accordo politico sull’utilizzo delle risorse del fondo sociale europeo, potrebbero finire ulteriormente penalizzati. La responsabilità è delle amministrazioni centrali, che non hanno costruito quei passaggi istituzionali che consentono di accompagnare il processo di riordino in corso di attuazione: alla fine, il prezzo rischiano di pagarlo solo i lavoratori, alla prese con una finta abolizione delle province”.
“Altro tema fondamentale – ha concluso Sorrentino –, quello della dotazione dei mezzi per esercitare la propria attività professionale. Penso agli operatori del comparto sicurezza e alle forze dell’ordine, impegnati in prima linea nella lotta contro il terrorismo internazionale. Sono anni che denunciamo, assieme al Silp, il sottodimensionamento delle risorse di quel comparto, che si traduce nell’inadeguatezza degli strumenti di protezione delle stesse forze di polizia e degli strumenti di lavoro, come internet, parco macchine e aggiornamento professionale. C’è un problema di riqualificazione dei servizi, di professionalità e di maggiore aderenza tra nuovi servizi e nuove competenze della pubblica amministrazione rispetto a un mondo che è cambiato: ma riforme del genere non si fanno a costo zero, e soprattutto non si fanno immaginando che i settori pubblici possano essere sempre penalizzati dalle politiche di austerità. L’unica strategia che potrebbe realmente portare il Paese fuori dalla crisi è quella d’investire, potenziando i servizi pubblici, legati non solo al welfare, ma al miglioramento della pa ai fini dello sviluppo. Per questo, leghiamo due vertenze, quella dei lavoratori rispetto alle prerogative contrattuali, all’insegna dello slogan ‘Pubblico sei tu’, per dire che ci vuole un’altra politica economica d’investimento nei settori pubblici, che rendano scuola, università, salute, assistenza, diritti fondamentali esercitabili da tutti, ma anche la Pa un fattore di sviluppo, non semplicemente un costo che grava sulle spalle di lavoratori e cittadini”.

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