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VENERDÌ 17 NOVEMBRE SCIOPERO NAZIONALE del Comparto Pubblico, Istruzione e Ricerca, Trasporti, Igiene Ambientale, Poste, Consorzi di Bonifica proclamato da Cgil e Uil

MANIFESTAZIONE REGIONALE A PADOVA ore 9.00 concentramento Stazione Fs e corteo fino in Piazza Antenore

Cgil e Uil hanno proclamato, per venerdì 17 novembre, lo sciopero nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori del Comparto Pubblico, Istruzione e Ricerca, Trasporti, Igiene Ambientale, Poste, Consorzi di Bonifica.
Gli obbiettivi della mobilitazione sono: la crescita dei salari, l’estensione dei diritti, il contrasto a una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di chi vive di lavoro e di pensione e non offre una prospettiva dignitosa alle nuove generazioni.
In Veneto si terrà una manifestazione regionale a Padova, alla quale hanno aderito anche gli studenti dell’Udu e della Rete degli Studenti, con concentramento davanti alla stazione ferroviaria alle ore 9, da cui partirà il corteo che si concluderà in Piazza Antenore, davanti alla Prefettura, con gli interventi – a partire dalle ore 10.30 – delle delegate e dei delegati di tutti i settori coinvolti.


“Il Paese – dichiarano Tiziana Basso (segretaria generale Cgil Veneto) e Roberto Toigo (segretario generale Uil Veneto) – sta attraversando una crisi sociale drammatica.
Secondo Eurostat, il 63% delle famiglie italiane, nel 2022, ha faticato ad arrivare alla fine del mese (il dato peggiore d’Europa). Per l’Istat, la povertà ormai colpisce in Italia 5,6 milioni di persone, 1,27 dei quali sono minori.
In un contesto così complicato, il Governo decide di tagliare pesantemente la spesa pubblica. Non adeguandola all’inflazione, infatti, questa si ridurrà in media del 10% nel triennio, a partire da sanità e istruzione.
Ma non ci si limita a questo, ci sono 2 miliardi in meno ai ministeri, e meno 600 milioni a Regioni (il Veneto perde 28 milioni) e autonomie locali.
L’effetto sarà un’ulteriore riduzione dei servizi sociali ai cittadini, o l’aumento della tassazione locale.
Le risorse per i rinnovi dei contratti pubblici 2022/2024 sono del tutto insufficienti a garantire il potere d’acquisto perso in questi anni.
Sulla Sanità, manca un piano straordinario di assunzioni e viene confermato il tetto di spesa per il personale. Così non si risolve né il problema delle liste di attesa, né si allevia la condizione di lavoratrici e lavoratori sottoposti a ritmi sempre più insostenibili e spesso tentati dal passaggio alla sanità privata.
Sanità privata per la quale viene eliminato il tetto di spesa fissato per le strutture convenzionate: da 280 mln in più nel 2024 a ben 1,12 mld in più nel 2026.
Siamo a una privatizzazione sempre meno strisciante e sempre più galoppante.
Il Governo, dunque, prosegue lungo la strada del definanziamento della sanità pubblica e universale e si dimostra più che disponibile a smantellare il welfare pur di non andare a prendere i soldi dove ci sono: gli extraprofitti, l’evasione fiscale, i redditi alti, le rendite finanziarie e i grandi patrimoni.
E poi c’è il capitolo Previdenza, su cui il Governo sta tradendo nella maniera più clamorosa le promesse elettorali.
Non solo non viene intaccata in alcun modo la legge Fornero, ma ci avviciniamo al suo ritorno con un ulteriore peggioramento di quota 103.
Sulla carta, gli aventi diritto a livello regionale sono appena 1350.
Ma saranno sicuramente molti meno quelli che aderiranno, visto il ricalcolo contributivo che farà perdere fino al 30% dell’assegno.
Inoltre, viene alzata la soglia di accesso per le pensioni contributive anticipate, misura che condannerà molti lavoratori e, soprattutto, lavoratrici ad andare in pensione a 71 anni.
E ancora, si fa cassa su una parte molto rilevante di lavoratori pubblici, medici e insegnanti in primis.
Viene peggiorata l’Ape Sociale e c’è un nuovo inasprimento di Opzione donna.
Questa è la considerazione del Governo Meloni per il mondo del lavoro.
E proprio per nascondere questa pessima realtà, attaccano il diritto di sciopero, violando una delle libertà costituzionali fondamentali per uno stato democratico.
Non ci faremo intimorire e saremo in tante e tanti a manifestare il nostro dissenso”.

Marco Nimis, coordinatore Rete studenti medi, aggiunge: “Il 17 Novembre scendiamo in piazza per la ‘Giornata dello studente’ al fianco dei lavoratori, per mobilitarci contro un mondo dell’Istruzione che, prediligendo una nociva cultura del merito, influisce negativamente sul malessere generazionale che stiamo sperimentando. La forte precarietà e instabilità futura a cui siamo destinati non fa che peggiorare una condizione di disagio, accentuata da totale mancanza di spazi cittadini e scolastici che gli studenti e le studentesse possano sentire davvero come propri. Crediamo, anche alla luce di una crisi ambientale che minaccia di ridurci a condizioni di vita instabili, che sia il momento di prendere posizione davanti al Paese intero per riprenderci il futuro e non restare a guardare”.
“Non vogliamo rimanere a guardare – conclude Domenico Amico, coordinatore Udu Padova – mentre il Governo ci condanna ad una sempre peggiore situazione di precarietà. La situazione del diritto allo studio è vergognosa: anche quest’anno saranno migliaia gli studenti senza borsa di studio, mentre ci arrivano zero risposte sul benessere psicologico, sulle residenze pubbliche, sui trasporti, sul caro libri e il caro vita. Gli studenti vogliono mobilitarsi insieme ai lavoratori, per rivendicare il diritto ad una vita migliore, con tutele e sostegni reali.”

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