È sciopero dalle 00.00 di lunedì 30 fino 24.00 di martedì 31 in Veneto, oltre a presidi e volantinaggio in tutte le aziende del settore, sono organizzati presidi al Porto di Venezia, all’Interporto di Padova e all’Interporto di Verona.
Il senso di questa mobilitazione per il contratto in un settore dove spesso i diritti sono calpestati e le condizioni di lavoro sono basse lo spiega in questo intervento il Segretario Generale della Filt del Veneto, Renzo Varagnolo.
Si comincia venerdì 27 nelle aziende con merci pericolose e in ottemperanza alla legge 146, e si prosegue lunedì 30 e martedì 31 per tutte le altre aziende del settore del trasporto merci, quindi trasportatori, corrieri espressi con magazzini e drivers, il cosiddetto e-commerce, agenzie marittime e di spedizioni, tutta la filiera della logistica dal facchinaggio alla movimentazione.
La stima nazionale interessa circa 800.000 lavoratori, nel Veneto la filiera riguarda circa 70.000 lavoratori e moltissime imprese, dalle grandi dell’autotrasporto e della logistica dei magazzini, alle piccole dell’artigianato, e della cooperazione molto presenti in Veneto.
Il fatturato della logistica nel paese è stimato in 40 miliardi, e nel Veneto sono localizzate circa il 10% delle imprese del settore. Oltre un terzo dei lavoratori del settore lavora nei magazzini logistici ed il 25 % è personale viaggiante. Quasi la metà di tutti questi lavoratori hanno contratti a tempo determinato e atipici, solo il 25% è a tempo indeterminato.
Che il settore sia strategico per il Paese è evidente.
Si è consumata la rottura del tavolo di trattativa con le circa 20 associazioni datoriali del settore dopo due anni di confronto, e lo sciopero è stato inevitabile.
Perché? su quali ragioni si sta consumando uno scontro così duro e che certamente in assenza di risposte avrà un proseguo? Le riassumo in tre questioni.
- La prima è che in questo settore, e anche nel Veneto, ogni impresa ha governato la crisi agendo prevalentemente sulla leva della riduzione del costo del lavoro e dell’incremento della produttività. Altre hanno innovato, esempio l’e-commerce, ma sempre su un modello basso rispetto le condizioni di lavoro e dei lavoratori. Il settore logistico ha aumentato complessivamente importanza, fatturati, redditività e il lavoro si è impoverito, sia sul reddito sia sulle condizioni di lavoro. Un vero paradosso inaccettabile guardando al futuro. Da qui l’importanza di rilanciare sugli adeguati incrementi salariali per i lavoratori.
- La seconda è che in questo settore, il lavoro si misura a cottimo, tanto al chilo, tanto al pacco. Negli anni si è stravolto il valore del lavoro e del lavoratore rispetto l’orario di lavoro, la professionalità, il diritto ad un’equa retribuzione rispetto ad un sistema tariffario dei servizi logistici e del trasporto che compete con i modelli delle multinazionali sull’e-commerce, sulle tariffe dell’autotrasporto degli autisti delle aziende non Italiane, sull’illegalità spesso anche criminale, e con offerta e domanda al ribasso proposta da aste su internet. Il modello imprenditoriale è fatto da cooperative spurie e imprese/fornitori senza autonomia e da caporali del cosiddetto “esercito industriale di riserva della manovalanza” caratterizzato da forte presenza di lavoratori stranieri.
- Il terzo punto riguarda la filiera della logistica dove tutto gira strategicamente ed economicamente in stretto rapporto organizzativo e commerciale, seguendo la merce dalla produzione al consumatore. Non è possibile, come invece propongono le associazioni datoriali, passare da un Contratto Nazionale unico di filiera a tanti piccoli Contratti Nazionali poiché ciò non farebbe altro che confermare un modello al ribasso sui costi del lavoro e sui diritti dei lavoratori, ma anche sulla possibilità di avere un’organica dimensione sociale di produttività e di costi su tutte le diverse articolazioni della filiera: magazzini, trasporto, consegna. Processo che è già in atto con industria 4.0 o Logistica 4.0.
Anche per queste ragioni non siamo di fronte ad una lotta per rivendicazioni contrattuali che aggiornano normative e reddito, siamo ad una rivendicazione che ha alla sua base il cambiamento del modello di sviluppo e di impresa e delle sue distorsioni, pensando che l’attuale abbia mostrato tutti i suoi limiti, e che sia anche interesse delle imprese serie condividere con noi la necessità di questo cambiamento.
Ciò vale anche per le istituzioni, come ad esempio la Regione Veneto con cui abbiamo contrattato un possibile protocollo sul tema della legalità negli appalti della logistica che è fermo da quasi un anno e che, nonostante la sua importanza rispetto un controllo e governo dei fenomeni distorsivi nel Veneto, non abbiamo concluso.
Certamente non siamo disponibili ad abbassare diritti normativi come ferie, permessi trasferte, festività, aumentare la precarietà come lavoro a chiamata, job act, somministrazione. Chiediamo protezione sociale nei cambi appalto, aumenti salariali, diritti per i drivers e raider, nuova classificazione coerente con le trasformazioni delle professioni di questi anni. Siamo determinati e consapevoli dell’importanza della sfida e del sostegno dei lavoratori alla mobilitazione.