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La Cgil presenta una proposta di legge di iniziativa popolare e tre referendum di sostegno per affermare la “Carta dei diritti universali del lavoro”, una sorta di Nuovo Statuto dei Lavoratori che promuove il valore del lavoro e definisce diritti e tutele fondamentali per l’insieme del mondo del lavoro: da quello dipendente, a quello “autonomo”, alle figure più precarie.
Sul testo della legge e sui quesiti referendari sono state complessivamente raccolte in poco tempo 4.500.000 firme a livello nazionale, a dimostrazione di una larga condivisione del punto di vista che la Cgil sostiene a fronte dei tanti interventi che in questi anni hanno intaccato il valore sociale del lavoro rendendo più labili diritti e tutele.
L’iniziativa della Cgil nasce proprio a fronte dei cambiamenti negativi che sono intervenuti nel lavoro sui vari piani – compreso quello legislativo – operandone una svalorizzazione ed uno svilimento. L’esigenza è quella di ribaltare questa situazione e riportare al centro la condizione lavorativa quale fonte di diritti, puntando nel contempo alla ricomposizione del mondo del lavoro.
L’idea di fondo su cui si basa l’articolato proposta dalla Cgil è che il lavoratore è tale, indipendentemente dal suo rapporto di lavoro, ed in questo senso portatore di diritti inderogabili ed universali che vanno riconosciuti a tutti (subordinati e non) senza distinzione.
Tra questi, il diritto al sapere (istruzione e formazione permanente), il diritto all’equo compenso riferito al fatto che ogni professionalità ha diritto alla pari retribuzione, il diritto agli ammortizzatori sociali e al sostegno al reddito per chi ha perso il lavoro, il diritto alla libertà di espressione, quello alla sicurezza e quello al riposo, oltre che alle pari opportunità. E giacché la vita lavorativa dovrebbe avere un tempo definito, c’è anche il diritto alla tutela pensionistica.
Insieme ai diritti universali la Carta punta a ripristinare il primato della contrattazione che deve essere in grado di riguardare tutti i lavoratori, indipendentemente dalle formule contrattuali presenti, e capace di guardare, in termini inclusivi, ai vari ambiti in cui si esplica il lavoro: dalla categoria, al singolo luogo di lavoro, al sito, alla filiera, ecc. Questo richiama anche l’esigenza di tradurre in una normativa la certificazione della rappresentanza.
Definire le regole della contrattazione ripropone anche il tema della partecipazione dei lavoratori, sancita per altro dall’articolo 46 della Costituzione. Ciò non vuol dire scaricare i rischi d’impresa sui lavoratori, ma incidere sull’organizzazione del lavoro, sulla qualità e sulle prospettive.
L’ultima parte della Carta dei diritti universali del lavoro punta al riordino delle tipologie lavorative a fronte del proliferare delle figure e delle forme di lavoro rese possibili anche da una serie di leggi che hanno via via alimentato condizioni di precarietà. Il problema non è un ritorno a ciò che c’era prima, ma riconfigurare un nuovo mondo del lavoro sulla base dei nuovi assetti che però abbia come punti fermi la salvaguardia e l’affermazione dei diritti di tutti.
Ad accompagnamento e sostegno della legge, la Cgil lancia 3 referendum che puntano all’affermazione di diritti fondamentali nei contesti più fragili ed esposti. In particolare riguardano l’abolizione dei voucher (una forma di lavoro senza la minima tutela sempre più diffuso), l’abrogazione delle norme che limitano la responsabilità del committente rispetto a quanto avviene nei suoi appalti (una forma di esternalizzazione largamente presente nelle imprese), il diritto al reintegro nel posto di lavoro dei lavoratori colpiti da licenziamenti ingiustificati.
Carta dei diritti universali del lavoro
I quesiti referendari
Volantone statuto
Intervista a Camusso
Lettura guidata a cura dell’ufficio giuridico
La carta dei diritti universali del lavoro in sintesi
Testo dell’appello
Perché la Carta dei Diritti
Volantino referendum
VIDEO – le tappe della raccolta firme