PENSIONI: MOBILITAZIONE IL 2 DICEMBRE

PENSIONI: MOBILITAZIONE IL 2 DICEMBRE

L’ultima proposta avanzata dal premier Gentiloni al tavolo di confronto sulle pensioni è stata bocciata dalla Cgil che ha proclamato una mobilitazione generale territoriale per il prossimo 2 dicembre.
Nel merito del nuovo testo presentato il 21 novembre all’incontro con i sindacati, la Cgil ha confermato il giudizio “di grande insufficienza”.

“Il primo elemento di critica è la scarsità di risorse nella Legge di bilancio. È una scelta politica – ha detto il segretario generale Susanna Camusso – La vertenza previdenziale è aperta, lo ribadiremo con grande forza e per sostenerla la Cgil indice per il 2 dicembre una prima mobilitazione, a sostegno di cambiamenti universali del sistema previdenziale e di una maggiore attenzione di governo e parlamento ai temi del lavoro”.
“Il governo presenterà al parlamento le proposte formulate oggi – ha continuato Camusso – Il parlamento può ancora intervenire e dare sostanza alle tante dichiarazioni di questi giorni dando risposte al mondo del lavoro. Questo rafforza le ragioni della mobilitazione”.
“La distanza tra le proposte fatte e gli impegni che erano stati assunti dal Governo col documento del 2016 è significativa – conclude Camusso – Non ci sono risposte sufficienti sulla pensione dei giovani, sulle donne, sul sistema previdenziale legato all’aspettativa di vita. Poca, troppo poca attenzione ai temi del lavoro”.

Il Presidente del Consiglio si era presentato all’incontro con un pacchetto chiedendo a Cgil, Cisl e Uil di siglarlo facendosi in cambio garante del fatto che sarà introdotto subito in Parlamento, blindandolo.
Quanto ai contenuti tecnici della proposta, che risparmia i lavori gravosi dall’aumento dei requisiti per la pensione che scatteranno per tutti dal 2019, nelle 15 categorie di lavori gravosi vengono considerati anche i lavoratori siderurgici “di prima fusione”, oltre quelli “di seconda fusione e del vetro addetti ai lavori ad alte temperature non già ricompresi tra gli usuranti”.

Si prevede dunque la immediata esenzione dall’innalzamento previsto per il 2019 del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia e del requisito contributivo per la pensione anticipata per le 11 categorie già individuate ai fini dell’Ape sociale e 4 categorie aggiuntive: operai e braccianti agricoli, marittimi, addetti alla pesca, siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti ad alte temperature. Il testo precisa, però, che l’esenzione è condizionata allo svolgimento di attività gravose da almeno 7 anni nei 10 precedenti il pensionamento, nonché, al fine degli effetti per il requisito anagrafico, al possesso di un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni. Inoltre si sancisce la partecipazione certa delle parti sociali alle Commissioni sulle aspettative di vita e sulla separazione assistenza-previdenza.

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