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PENSIONATI A ROMA PER RIVENDICARE DIRITTI E DIGNITÀ

19 maggio_banner per siti webSaranno più di 4.000 i pensionati veneti che giovedì 19 maggio approderanno a Roma in treno e in pullman (50 quelli organizzati dai sindacati) per partecipare alla manifestazione nazionale “A testa alta!” indetta da Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp in piazza del Popolo.

I punti cardine della manifestazione sono innanzi tutto la richiesta di una completa revisione della legge Fornero: dalla flessibilità dell’età pensionabile al recupero integrale dei danni prodotti dal blocco della rivalutazione del 2012-2013 (che ha fatto perdere ai pensionati un’intera mensilità, e che è stato bocciato dalla Consulta) e, quindi, il ripristino del sistema stesso di rivalutazione a prima del famigerato decreto Salva Italia del 2011. Poi, un fisco più equo: i pensionati devono avere le stesse condizioni fiscali dei lavoratori dipendenti e quelli con assegni bassi devono ricevere il bonus di 80 euro. Tutto questo a tutela del loro potere d’acquisto, eroso negli ultimi vent’anni del 35%. Infine, i servizi: con l’invecchiamento della popolazione ci devono essere più risorse da destinare a servizi adeguati e, finalmente, una legge nazionale sulla non autosufficienza.

I motivi che spingono i pensionati veneti fino a Roma possono essere riassunti da alcuni dati eloquenti:19 maggio_volantino unico_per web

L’ASSEGNO MEDIO. Servono pensioni più dignitose.
Circa 480mila anziani veneti (su un milione 280mila totali) guadagnano meno di mille euro lordi al mese (circa 850 euro netti). Uno su quattro porta a casa meno di 750 euro lordi al mese.

DIFFERENZE DI GENERE. Bisogna riconoscere il “lavoro di cura”.
Una pensionata veneta su due (circa 340mila) percepisce meno di mille euro lordi al mese, una su dieci (circa 70mila anziane) ne prende meno di 500. Va meglio ai maschi: uno su quattro (circa 140mila anziani) porta a casa meno di mille euro lordi al mese e il 6,8% deve accontentarsi di un assegno inferiore ai 500 euro. L’ assegno medio lordo annuo delle pensionate è di 9mila euro, quello dei pensionati è di 15.580 euro.

REVERSIBILITÀ. Le pensioni di reversibilità non si toccano.
I tagli colpirebbero 15mila pensionati veneti, numero che corrisponde ai nuovi assegni di reversibilità che vengono erogati ogni anno in Veneto. Toccare la reversibilità significa colpire soprattutto le vedove: nella nostra regione sono 317.278 gli assegni di reversibilità in capo alle pensionate venete, contro 39.252 assegni destinati ai pensionati.

BONUS RENZI. Sì al bonus Renzi per gli anziani.
La manovra andrebbe a vantaggio di 111mila pensionati, mentre per l’Inps la spesa sarebbe irrisoria, 106 milioni l’anno, lo 0,5% della spesa totale.

RIVALUTAZIONI. Tutelare il potere d’acquisto dei pensionati.
Dopo la sentenza della Consulta del 2015 che ha bocciato il blocco delle rivalutazioni delle pensioni deciso dal decreto Salva Italia (Monti-Fornero) il governo Renzi ha rimborsato parzialmente 410mila pensionati veneti.

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