Ancora un infortunio mortale sul lavoro. Ancora un lavoratore che ha perso la vita, investito mentre interveniva per prestare soccorso ad un’auto in panne. E’ un bollettino di guerra che con spaventosa cadenza macchia di sangue la nostra rete viaria, autostradale e non. Sarà la magistratura ad accertare le cause e la dinamica dell’infortunio e le eventuali responsabilità penali. Da parte nostra però, come in altre occasioni, riteniamo che le cause di questa strage continua vadano ricercate più in generale nell’organizzazione del lavoro. Si parla di procedimentalizzazione e di parcellizzazione delle procedure, ma si dimentica come, alla fine, l’aumento del carico di lavoro, dei flussi di traffico e di rischio si scarichi sull’operatore che fisicamente si trova a gestire l’emergenza che tale non è. Davvero, nel 2024, si può credere che una macchina in panne rappresenti un evento straordinario? Non è questo il momento per polemizzare, ma come si può pensare che l’unica rete viaria di collegamento veloce verso nord sia perennemente ad un’unica careggiata, con i lavori programmati che sembrano non concludersi mai, isolando di fatto il bellunese (con buona pace per le varianti legate alle Olimpiadi). Il fatto però che da una decina di giorni la Ss51 del Fadalto sia chiusa, concentrando tutto il traffico, leggero ma soprattutto pensante, sull’A27 ad un’unica corsia evidenza come, probabilmente, non vi sia niente di imprevedibile né di fatale sull’infortunio. A fronte di un aumento evidente di traffico, di pendolari, di turisti, di autotrasportatori, l’aumento del rischio di avarie, di incidenti, di soccorsi cresce esponenzialmente. Ma la procedura e le persone rimangono le stesse. Resta solo la tragedia per il lavoratore, per la sua famiglia, per i colleghi. Da parte nostra non staremo a guardare e chiederemo un tavolo di confronto con istituzioni, associazioni datoriali e aziende perché si ponga fine a questa strage.
Infortunio mortale sul lavoro sull’A27
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