La replica della Cgil al presidente Zaia
“Il presidente Zaia – dichiarano Tiziana Basso (segretaria generale Cgil Veneto) e Denise Casanova (segretaria generale Cgil Belluno) – ha sostenuto che a scendere in piazza sabato scorso è stata solo la nostra Organizzazione. Rivendichiamo con orgoglio di esserci, sul tema della Sanità pubblica come su tutti gli altri temi che incidono sulle condizioni materiali delle persone che rappresentiamo. Peraltro, non eravamo affatto soli. Quell’iniziativa è stata promossa dal Covesap, insieme a decine di associazioni che si battono ogni giorno sul territorio a difesa del diritto alla salute. Ma, soprattutto, a manifestare sono state tra le 4.000 e le 5.000 persone in carne e ossa, che non protestato perché poco informate sulle scelte della Giunta regionale, ma perché misurano quotidianamente il peggioramento della quantità e della qualità dei servizi del Sistema sanitario, e della loro fruibilità. Al loro fianco, chi nella sanità pubblica ci lavora, spesso sottopagato e quasi sempre sottoposto a ritmi insostenibili. Queste non sono percezioni, sono dati di realtà con cui le Istituzioni locali e nazionali farebbero bene a fare i conti”.
“A Belluno – sottolinea Denise Casanova – abbiamo gli ospedali di montagna svuotati di competenze professionali, chi è malato deve recarsi agli ospedali del capoluogo o di Feltre, con viaggi di ore e pericoli per la vita in caso di emergenze. A questo si aggiunge il fatto che mancano medici di base, guardie mediche, pediatri, medici del Suem 118. Per non parlare delle carenze per la salute mentale, delle liste d’attesa, delle dimissioni protette, della situazione delle case di riposo. Di fronte a questo quadro, dalla direzione dell’Ulss 1 si continua con la narrazione secondo cui va tutto bene, minimizzando le enormi criticità che da tempo segnaliamo. La popolazione del Bellunese che protesta, evidentemente, preferisce le decisioni concrete al racconto di un’eccellenza che non c’è più”.
“Nel resto della Regione – aggiunge Tiziana Basso – le cose non vanno meglio. Sono i numeri a testimoniarlo. Nel 2022 c’è stata una riduzione delle prestazioni del 12,2% rispetto al 2019 (dati Agenas). I tempi delle liste di attesa si sono allungate al punto che il 6,4% dei nostri concittadini ha rinunciato alle cure (dati Istat). A conferma, i nostri Caf registrano un incremento delle spese in sanità privata del 4% per i pensionati (1.223 euro all’anno) e del 6% per i lavoratori (1.145 euro all’anno). Mancano all’appello 1300 medici delle diverse specialità e oltre 5000 figure del comparto (infermieri, tecnici, ostetriche, fisioterapisti, operatori socio sanitari). Stesso problema riguarda i Medici di medicina generale, che hanno una media di oltre 1.700 pazienti ciascuno, con 784 zone in cui la loro presenza è carente. E a proposito di salute mentale, che sta molto a cuore al presidente Zaia, siamo penultimi a livello nazionale nel finanziamento della spesa sanitaria dedicata a un problema in forte espansione”.
“Di fronte a tutto questo – concludono le sindacaliste – il Governo, nella manovra di bilancio, continua a definanziare la Sanità pubblica, le cui risorse caleranno fino al 10% solo per effetto dell’inflazione. Mentre la Regione decide, per l’ennesima volta, di non utilizzare la leva fiscale per recuperare fondi dai redditi più alti. Questa, che viene presentata come una scelta neutra (‘Non metteremo le mani nelle tasche dei veneti’), neutra non è affatto, perché equivale a mettere in enorme difficoltà lavoratori e pensionati che già faticano ad arrivare a fine mese, a causa di un costo della vita che continua a crescere. Pensiamo solo alle rette delle case di riposo che stanno aumentando di oltre 2.000 euro all’anno. Non solo ci sono tutte le ragioni per scendere in piazza, ma per proseguire la nostra battaglia per la sanità pubblica e universale fino a quando non otterremo risposte. La prossima tappa sarà lo sciopero del 17 e del 24 novembre”.