Il 13 aprile sono cessate le trattative contrattuali per le aziende aderenti a Federdistribuzione. Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, che hanno proclamato una giornata di sciopero per il 28 maggio ed ulteriori 8 ore da gestire nei territori, sostengono che la rottura è da ricondurre alle “condizioni inderogabili e non negoziabili” poste da Federdistribuzione per la sigla del contratto.
In particolare la controparte chiede “la destrutturazione del sistema degli inquadramenti utilizzando la leva del jobs act; l’imposizione di norme destinate a consentire alle aziende di derogare a tutte le norme del futuro contratto anche in assenza di accordo tra le parti a livello aziendale; la definizione di aumenti salariali che determinerebbe al 31/12/2018 una massa salariale di 1.831 euro al 4° livello a fronte di 3.000 euro previsti dal contratto applicato ai dipendenti delle altre aziende del commercio”.
“Porre, a 28 mesi dall’inizio del negoziato tali condizioni – sostengono le organizzazioni sindacali – dimostra che l’asserita volontà di Federdistribuzione di realizzare un’intesa è priva di fondamento. Federdistribuzione vorrebbe imporre un diktat inaccettabile attraverso cui realizzare un evidente vantaggio competitivo a danno dei propri dipendenti.
In aggiunta a ciò è emersa palese la volontà di Federdistribuzione di modificare in peggio le norme contrattuali sul mercato del lavoro, l’orario e la bilateralità, con particolare riferimento ai sistemi di welfare (assistenza e previdenza integrative), determinando un danno aggiuntivo per i dipendenti delle proprie associate”.
Di qui la decisione di Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil di proclamare in tutte le aziende aderenti a Federdistribuzione uno sciopero per l’intera giornata del 28 maggio ed ulteriori 8 ore di sciopero da gestire a livello territoriale.