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Coronavirus: Landini a Governo, obiettivo tutela salute non stop Paese

Dialogo, confronto e trasparenza delle decisioni aiutano a ogni livello a gestire una situazione difficile. Sicuramente i codici ATECO hanno la caratteristica di essere generici e di avere al loro interno una inevitabile confusione tra attività essenziali e non. Il DPCM dà al Ministro dello sviluppo economico, in accordo con il Ministro dell’economia, il compito di modificare l’allegato che stabilisce le attività essenziali e non. Per questo abbiamo richiesto l’incontro.

Lo afferma il segretario generale della Cgil Maurizio Landini al termine della prima fase del confronto tra i leader di Cgil, Cisl, Uil e i ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, e che proseguirà alle ore 17.

Per il leader della Cgil “un primo passo è capire come modificare quell’allegato. Alcune produzioni lì indicate, infatti, non ci sembrano rientrare nell’idea di essenzialità. Noi abbiamo un atteggiamento costruttivo, vogliamo tutelare la produzione e la salute, il lavoro in tutte le sue forme e la crescita economica. Vogliamo perciò esaminare cosa togliere e cosa specificare. Un messaggio che dobbiamo cercare di dare tutti assieme è che si sta discutendo di cosa tenere aperto fino al 3 aprile. Non di cosa chiudere da qui all’eternità. Nessuno di noi vuole un provvedimento di chiusura per un tempo infinito, ma abbiamo la necessità di restringere l’attività e l’esposizione delle persone per il tempo indispensabile”.

“Se è vero – prosegue Landini – che ora è il momento di stringere sia al nord che al sud per evitare l’estensione del contagio il criterio deve essere quello della eccezionalità e della effettività nella gestione di questo breve periodo. Per questo dobbiamo rivedere i codici e cercare di andare nel dettaglio rimodulando la tabella per renderla più utile all’obiettivo di fermare il Coronavirus, non il paese”. 

“Alcune imprese – denuncia il segretario generale della Cgil – stanno cambiando il loro codice ATECO per poter continuare a produrre. Non è possibile giustificarle. Il primo passo è di mettersi a lavorare sull’elenco delle attività essenziali e su quelle che a oggi possono fermarsi per qualche giorno.Aver introdotto nel decreto la deroga a livello territoriale per le aziende la cui attività è agganciata a quelle consentite, previa informazione e decisione prefettizia, ha scatenato una malsana rincorsa”

Il leader della Cgil ricorda che “solo a Brescia e solo nella giornata di ieri sarebbero arrivate oltre 600 richieste. A Milano sempre ieri più di 1000. Il rischio è che tutte le aziende che hanno un minimo collegamento con attività consentite chiedano comunque di produrre al 100%. Non è possibile consentire la produzione al 100% di quelle imprese che lavorano al 5% per aziende ritenute essenziali. Così perde senso il provvedimento che è stato fatto. Sarebbe importante che a fronte della richiesta aziendale ci fosse il parere sia delle istituzioni locali, sia delle organizzazioni sindacali così che la decisione prefettizia sia completa e informata”.

“Se riusciamo a livello nazionale a tenere più stretti i codici e i sottocodici indicati, e più – prosegue Landini – permettiamo al territorio di modulare meglio le norme, i permessi e i necessari divieti. Aver sostenuto, ad esempio, che tutte le attività aerospaziali e militari sono strategiche mi pare un messaggio sbagliato. Si tratta in maggioranza di imprese pubbliche. Ad esempio si può sospendere per qualche giorno la produzione legata alla costruzione di armi. Così come, un conto è garantire il funzionamento dei sistemi in funzione, altro è sospendere per qualche giorno la produzione di nuovi sistemi. Allo stesso modo i cicli continui. È ovvio che le attività di mantenimento vanno tenute aperte, ma diverso è continuare a produrre di tutto. Ad esempio, noi pretendiamo che a Bergamo la produzione di bombole di ossigeno continui e anzi si rafforzi, ma non la produzione di tubi”.

“Per questo vogliamo discutere di come dare indicazioni chiare e stringenti perché tutti abbiano il senso della direzione in cui il paese deve muoversi. Questo – conclude Landini – è ciò che insieme dobbiamo fare”.

dal sito CGIL nazionale

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