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Aborto sicuro, un diritto da conquistare

In occasione della Giornata internazionale, la Cgil promuove iniziative di sensibilizzazione non solo in difesa della legge 194, ma anche per chiedere strumenti e servizi che rendano sempre più facile evitare gravidanze indesiderate

Il 28 settembre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale per l’aborto sicuro. Anche in Italia si terranno iniziative di sensibilizzazione e la Cgil nazionale ha diffuso una grafica per ricordare l’impegno della confederazione per il rispetto della Legge 194 tanto più dopo una campagna elettorale che molto, troppo, si è giocata sui diritti delle donne e sul tema dell’interruzione volontaria di gravidanza.

Parlare di aborto sicuro oggi in Italia potrebbe sembrare un’esagerazione. Sembrano lontani i tempi in cui si stimavano in 20mila l’anno le donne decedute nel nostro Paese cercando d’interrompere una gravidanza non voluta tra decotti al prezzemolo, ferri da calza e lettini di mammane. Eppure oggi l’accesso all’IVG non è sempre garantito: obiezione di coscienza, ostruzione alla somministrazione della RU 486, difficoltà nell’accedere ai servizi da parte delle donne migranti che scontano differenze linguistiche e diffidenze culturali sono nella pratica concreta dei pochi giorni di possibile intervento più ostativi di quanto si pensi.

L’esperienza delle regioni guidate dalle stesse forze politiche che hanno ottenuto la maggioranza nel voto di domenica scorsa, fanno temere se non la modifica della Legge 194 un suo svuotamento nella parte in cui garantisce l’accesso a un aborto libero e sicuro, fomentate per altro dall’aggressività politico comunicativa dei movimenti antiabortisti da anni ormai in rete con i movimenti e i partiti ultracattolici e conservatori dei Paesi dove il diritto all’aborto è stato cancellato o fortemente compresso: l’Ungheria, la Polonia, gli Usa per citarne alcuni.

Eppure i dati decennali dell’annuale Relazione del ministro della Salute sull’attuazione della legge 194, così come i dati raccolti a livello internazionale, dimostrano che là dove l’aborto è lecito e garantito dalla legge, il numero d’interruzioni volontarie di gravidanza precipita. Nel mondo l’IVG non sicura è una delle prime cause di morte materna, con una mortalità compresa fra 4.7% e 13.2%, pari a circa 68.000 donne morte all’anno. La quasi totalità delle morti o delle disabilità causate da IVG non sicura potrebbero essere evitate promuovendo l’educazione sessuale, l’utilizzo di mezzi di contraccezione efficaci, l’accesso legale all’aborto e a cure urgenti in caso di necessità. Strano che proprio i movimenti antiabortisti che si autodefiniscono “pro-vita” non si preoccupino e occupino della salute delle donne e siano contrari a qualunque forma di educazione sessuale e alla contraccezione. Il tema dunque non è l’aborto, ma l’aborto libero e sicuro, l’autodeterminazione delle donne, la libertà delle donne da coloro che ne vogliono controllare il corpo e il futuro.

Ecco perché domani e dopo, e nei giorni che verranno, sarà importante continuare non solo a difendere la legge 194 ma anche a chiedere strumenti e servizi che rendano sempre più facile evitare gravidanze indesiderate o non rischiare la vita per abortire. Per questo occorre potenziare la rete dei consultori pubblici, prevedere assunzioni mirate per personale sanitario non obiettore di coscienza, impedire che nelle strutture dove si pratica l’IVG siano ammesse le associazioni antiabortiste che praticano la strategia della colpevolizzazione e della pressione psicologica. Un impegno che non può riguardare solo le donne ma tutti noi, perché la libertà delle donne è metro della democrazia di un Paese.

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