CGIL VENETO
Confederazione Generale Italiana del lavoro Veneto

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VIOLENZA SULLE DONNE: AL VENETO CHIEDIAMO PIÙ DETERMINAZIONE

Di Elena Di Gregorio, Segretaria Generale della Cgil del Veneto

Elena Di Gregorio – Segretaria Generale CGIL Veneto

“La violenza sulle donne è una sconfitta per tutti”: sono parole di Susanna Camusso in questi giorni in Veneto per presentare la “Carta dei Diritti Universali del Lavoro”, una proposta per affermare l’idea del lavoro come valore, fonte di libertà ed emancipazione sociale oltre che di diritti fondamentali. In ciò sta anche il ripudio di ogni forma di violenza in quanto negazione della dignità della persona, della sua autonomia ed autodeterminazione.

Il 4 febbraio migliaia di donne si sono ritrovate a Colonia per affermare la propria libertà. Idealmente siamo state con loro, coerenti con le tante iniziative di questi anni. L’ultimo frutto, conseguito assieme a Cisl e Uil, è un accordo con Confindustria per combattere – sia sul piano preventivo che repressivo – le violenze e le molestie nei luoghi di lavoro: un nuovo importante contributo ad una battaglia civile e culturale, ancora più che mai aperta come dimostra la serie impressionante dei femminicidi riportati dalle cronache di questi giorni.

Ogni anno in Italia oltre 120 donne muoiono per mano del partner; nella stragrande maggioranza sono delitti annunciati, preceduti da ripetute violenze, in alcuni casi oggetto di denunce alle forze dell’ordine poi ritirate dalle stesse vittime impantanate in contesti da cui non riescono ad uscire.
Anche in Veneto i numeri sono impressionanti: una donna su tre ha subito una violenza nel corso della propria vita e nel solo 2014 (ultimo anno censito) le vittime di violenza fisica e, soprattutto, sessuale sono state 67.489.
Eppure dal punto di vista della prevenzione e del sostegno siamo quasi all’anno zero. Nella regione l’aiuto alle donne in difficoltà si regge sul lavoro di 15 centri antiviolenza tra pubblici e privati, non tutti attivi a tempo pieno, per lo più retti sul volontariato ed in grado di venire a contatto con un’utenza inferiore alle 3.000 persone all’anno. Sono supportati da 9 case rifugio per vittime di violenza e 12 strutture di ospitalità temporanea. I consultori familiari – con meno di 800 operatori in tutto il Veneto – presentano forti carenze di organico.
L’esperienza dei centri anti violenza ci dice quanta strada ci sia da fare per sostenere con servizi, strutture di accoglienza, autonomia economica, tutele legali e psicologiche le donne che trovano il coraggio e la forza di volersi allontanare da un partner violento e proteggere i propri figli. È un punto essenziale perché l’assenza di supporti adeguati alla costruzione di una nuova vita riconsegna le donne al proprio carnefice, all’orrore dello stalking o, peggio, al rientro tra le mura domestiche e alla condizione precedente.
Nonostante questo quadro allarmante, nel Veneto il calo della spesa a sostegno delle vittime di violenza è macroscopico, con gli stanziamenti scesi dai 1.100.000 euro del 2011 ai 200.000 euro del 2014 e appena qualcosa in più nel 2015. Anche nelle pieghe del nuovo bilancio regionale, che sta per andare in discussione, non pare di scorgere un impegno maggiore.

Come Cgil abbiamo sollevato il problema già da tempo, abbiamo contrastato il taglio delle risorse ai centri antiviolenza ventilato l’anno scorso e sosteniamo l’esigenza di una maggiore disponibilità sia dei Comuni che, soprattutto, della Regione.
Ci appelliamo a tutto il Consiglio affinché siano elevate le risorse volte a garantire alle donne in difficoltà possibilità concrete di superare le sbarre delle proprie “prigioni” e di promuovere, a partire dalle scuole, campagne di sensibilizzazione su questi temi.
Anche al sistema delle Imprese chiediamo un impegno concreto affinché nei luoghi di lavoro si affermi la cultura del rispetto e sia riconosciuto il principio che la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori non possa essere violata.

Solo in una società che rispetti le donne, il loro corpo e loro libertà possiamo sentirci tutti liberi. Per questo ci sentiamo di chiedere a tutti (istituzioni, associazioni, parti sociali) un grande sforzo comune per raggiungere questo obiettivo.

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