CGIL VENETO
Confederazione Generale Italiana del lavoro Veneto

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TRE SÌ PER DARE NUOVE PROSPETTIVE AL LAVORO

Questo l’intervento della Segretaria Generale della Cgil del Veneto, Elena Di Gregorio, pubblicato sul Corriere del Veneto il 4 gennaio 2017

L’Italia sta vivendo una fase di bassa crescita ed il Veneto, in questo contesto, non si distingue dal resto del paese, con un andamento del Pil modesto, pari allo 0,8 nel 2016 e prospettive che non si discostano significativamente da questo dato anche per il prossimo anno.
I vari indicatori legati al mercato del lavoro non sono incoraggianti. L’ultimo rapporto dell’Istat è impietoso ed il paragone con il resto d’Europa dove invece le performance sono migliori dovrebbe quanto meno farci riflettere.

Il tasso di occupazione non ha ancora raggiunto i livelli pre-crisi e presenta particolari sofferenze soprattutto nella componente giovanile (12 punti in meno rispetto al 2008), mentre il lavoro nel resto del continente è tornato ai livelli degli anni precedenti la recessione economica.

Accanto a ciò vi è un problema di qualità dell’occupazione che, se non risolto, è destinato ad ostacolare qualsiasi idea di ripresa.
In regione sono più del 12% degli occupati coloro che da anni vivono costantemente con rapporti di lavoro a termine e vedono continuamente in bilico il proprio futuro. Ad essi vanno aggiunti gli stage (in crescita), i lavoratori parasubordinati, le partite Iva, gli occupati occasionali ed i lavoratori pagati con i voucher il cui numero ha raggiunto a ottobre la cifra stratosferica di 15,5milioni, con un ulteriore balzo del 27% sul 2015.
Ma ad intaccare la qualità del lavoro in Veneto sono anche l’estensione del part time involontario (9,2% dei dipendenti), delle basse retribuzioni orarie (6,6% medio che sale al 18% tra i giovani sotto i 35 anni), del lavoro inadeguato rispetto al titolo di studio (23,6% totali e più del 40% nelle fasce d’età più basse).

Il risultato è quello di una massa crescente di lavoratori poveri, instabili e senza diritti presente soprattutto tra i giovani, costretti in un limbo angusto che impedisce loro la possibilità di costruire un progetto lavorativo, investire su se stessi e la propria crescita professionale, accedere a finanziamenti ed opportunità, mirare a forme di mobilità sociale in ascesa, intraprendere, insomma, quei percorsi attivi su cui germoglia qualsiasi prospettiva di sviluppo personale con gli evidenti riflessi sulla società nel suo insieme.

Di fronte a questo scenario il punto di svolta è rappresentato dalla proposta da parte della Cgil di una legge di iniziativa popolare, accompagnata da 3 referendum (abolizione dei voucher, ripristino dell’articolo 18, responsabilità negli appalti), per la scrittura di una nuova Carta dei Diritti che accresca la sicurezza, la qualità ed il valore del lavoro, sia dipendente che autonomo. Non è solo una questione etica e di giustizia sociale, ma anche un passaggio fondamentale per imprimere un nuovo sviluppo all’Italia perché, come ormai evidente, la compressione dei diritti esercitata con una serie di provvedimenti in questi anni (jobs act compreso) ha represso le potenzialità di crescita. Lo hanno capito bene i cittadini che hanno apposto oltre 4 milioni di firme ai banchetti allestiti per questa campagna dalla Cgil.

Il tema è dei più seri e va assolutamente affrontato a prescindere dalle tempistiche elettorali: comunque se ne collochi la data, sui temi posti dai referendum ci si dovrà misurare. Lo richiede la realtà del paese che abbisogna oggi come non mai di uno sforzo straordinario per venire indirizzato verso una nuova qualità dello sviluppo e la riduzione delle disuguaglianze.
Il lavoro, la promozione della sua dignità e dei diritti, la lotta alla disoccupazione e alla povertà devono diventare il centro delle scelte del Governo, a cominciare dalla predisposizione di un piano per il lavoro che veda nei giovani la risorsa essenziale.
Per quanto ci riguarda, terremo alta la nostra iniziativa. Vogliamo risposte anche per costruire punti di riferimento e ridare fiducia ai tanti giovani che sentono sempre più lontane le istituzioni e si sentono scippati del proprio futuro.

Elena Di Gregorio, Segretaria Generale della Cgil del Veneto

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