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SIGLATO IL CONTRATTO DEI METALMECCANICI

È stato raggiunto il 26 novembre l’accordo per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Prevede un aumento totale di 92 euro, 51,7 dei quali sul salario, mentre la restante quota è suddivisa tra previdenza, sanità, welfare e formazione continua.
La firma di tutte le parti in causa – Federmeccanica/Assistal, Fim, Fiom e Uilm – mette fine a una lunga fase di accordi separati. Positivo il giudizio della delegazione Fiom: “l’intesa raggiunta – dice – non presenta alcun tipo di scambio improprio, allarga i diritti, va oltre l’inflazione nel suo costo complessivo e struttura il percorso democratico nel contratto nazionale, richiesta da sempre centrale per la nostra organizzazione”.

“Abbiamo ritrovato l’unità”, ha sottolineato il segretario generale della Fiom Maurizio Landini secondo cui dall’accordo “arriva un segnale importante in questo momento: di fronte alla crisi bisogna unire esigenze e bisogni”. Per il leader dei metalmeccanici della Cgil, l’aspetto rilevante è poi che “il contratto è per tutti”, superando l’impostazione di Federmeccanica che aveva proposto un aumento contrattuale valido solo per il 5% della categoria.

“Tutela del potere d’acquisto, sanità, formazione saranno per tutti i lavoratori”, dice Landini, che rileva anche come con l’intesa “si estenda e si qualifichi la contrattazione aziendale mantenendo il contratto nazionale”.

Come di consueto, per quanto riguarda la Fiom l’ipotesi di accordo, dopo il vaglio del Comitato centrale, verrà illustrata nelle assemblee nei luoghi di lavoro e infine sottoposta al referendum vincolante di tutti i lavoratori interessati attraverso un percorso per la prima volta sottoscritto anche da Federmeccanica.

“Questo è il primo atto – afferma la Fiom– che porterà, nei tempi previsti per la stesura del testo contrattuale, alla definizione delle regole democratiche e delle altre parti demandate dal Testo unico sulla rappresentanza alla contrattazione di categoria. Inoltre, nel nuovo regolamento per le Rsu viene riconosciuto il diritto ai lavoratori a votare sugli accordi aziendali, anche su richiesta di una sola organizzazione sindacale o del 30% dei lavoratori, cosa da sempre nella storia della Fiom ma mai fino ad ora diritto esigibile”.

Questi, in sintesi i contenuti dell’intesa spiegati da una nota della Fiom:

  • una nuova normativa sulla formazione continua come diritto individuale, con 24 ore e 300 euro per ogni lavoratore nel triennio contrattuale;
  • il rafforzamento del ruolo delle Rsu nella contrattazione dell’orario flessibile;
  • l’avvio della sperimentazione per un nuovo sistema di inquadramento;
  • la sanità integrativa al sistema pubblico, con 156 euro annui a totale carico delle aziende, allargata ai lavoratori a tempo determinato, in mobilità e ai familiari;
  • un innalzamento del contributo per la previdenza integrativa a carico dell’azienda;
  • l’introduzione, anche nel Ccnl, di una quota di aumenti defiscalizzati attraverso il welfare, come elemento aggiuntivo alla difesa del potere d’acquisto per un totale di 450 euro nel triennio;
  • una struttura sperimentale sul salario con la rivalutazione annua dei minimi – con erogazione dal mese di giugno – sulla base dell’inflazione reale, mentre il salario derivante dalla contrattazione aziendale futura e da elementi individuali assume carattere di variabilità piena, diventando nelle parti fisse assorbibile dagli aumenti nazionali sui minimi, tranne che per gli elementi collegati alla prestazione (turni, indennità, straordinario ecc.) o se dichiarato espressamente “non assorbibile”;

Il totale di tutto questo porta ad un aumento salariale nel triennio prevedibile, derivante dall’inflazione, pari a 51,7 euro mensili, al quale vanno aggiunti 7,69 euro di aumento sulla previdenza, 12 sulla sanità, 13,6 di welfare, per un totale di 85 euro mensili che arrivano a 92,68 con la quota per il diritto alla formazione continua.

  • Infine sarà erogata un’una tantum di 80 euro a marzo 2017.

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