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SEDI REGIONALI RAI: MOBILITAZIONE CONTRO IL DECLASSAMENTO

Prende il via il 3 maggio una mobilitazione nazionale dei sindacati a difesa dell’informazione regionale in Rai. Il testo del rinnovo della convenzione (tra Stato e Rai) di servizio pubblico e radiotelevisivo, da parte della Commissione parlamentare di vigilanza, prevede “il declassamento delle sedi regionali in semplici nuclei redazionali, attraverso improprie collaborazioni, in tale attività, delle tv locali private”. Presidi sono previsti ad Ancona e Trieste, mentre a Venezia una delegazione si recherà a Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale, dove incontrerà il vice presidente.

I lavoratori delle sedi Rai regionali protestano “contro l’incombente pericolo di venire rapidamente cancellati” e contestano il “progressivo affidamento del servizio pubblico radiotelevisivo alle emittenti commerciali locali”. Tutto questo è “in contrasto con i principi indicati nel merito dalla Suprema Corte” e ignora “gli obblighi di pluralismo, anche culturale e territoriale”.

La proposta della Commissione, precisa la Slc Cgil, aprirebbe “l’ideazione e la realizzazione delle attività di servizio pubblico, in particolare dell’informazione locale, a soggetti non pubblici e non concessionari di servizio pubblico, quindi esenti dagli obblighi predisposti in convenzione nei confronti della Rai. Inoltre si avvierebbe un ennesimo utilizzo del canone difforme dalla propria finalità istituzionale. Gli effetti primi di tale progetto sarebbe il blocco del turnover, con il progressivo svuotamento delle sedi Rai a detrimento della qualità del prodotto”.

I sindacati sottolineano anche come non siano accettabili “argomentazioni di ordine economico od organizzativo, peraltro usate a sproposito, per declassare il servizio pubblico, da sempre fornito da alte professionalità della Rai, che non può essere progressivamente svuotato e demandato a società private che hanno per costituzione finalità diverse”. I lavoratori della Rai della sede regionale, concludono i sindacati, vogliono continuare “a produrre un servizio di qualità attraverso un lavoro di qualità, a garanzia delle competenze e imparzialità del servizio pubblico, così determinante per il sistema democratico del paese”.

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