CGIL VENETO
Confederazione Generale Italiana del lavoro Veneto

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PER IL FUTURO DELLA PESCA IN POLESINE

Insabbiamento laguna di Barbamarco (Pila) e arginamento acqua dolce nelle sacche del Canarin e di Scardovari sono i due punti che la Flai Cgil del Veneto porta all’attenzione, ammonendo circa i rischi per le attività di pesca e di coltivazione di molluschi nel delta del Po che coinvolgono 1.800 posti di lavoro. “Si accolgano le richieste di chi si misura con la fatica del mare”, chiede il segretario regionale della Flai, Andrea Gambillara, che fa presenti le istanze dei pescatori della zona circa i necessari interventi di sistemazione.

Di seguito il testo del comunicato stampa:

Un recente video, circolato sui social, ha riproposto la questione dell’insabbiamento della bocca di porto della Laguna di Barbamarco (Pila). Come FLAI-CGIL in quel video riscontriamo tutta la pericolosità della situazione, per le imbarcazioni ma soprattutto per i lavoratori. I Presidenti delle cooperative, che costituiscono ormai la più grossa flotta per la pesca del pesce azzurro in Italia, come operatori hanno le idee chiare. L’esperimento di scavo del canale naturale ha confermato che la direzione nord-nord-ovest del canale determina rischio per imbarcazioni e per gli imbarcati. Oltre che incagliarsi, in quel canale navigheranno con il vento di lato e potranno capovolgersi. Nell’incontro avuto dichiarano anche che il dragaggio si potrebbe realizzare con costo al metro cubo pari ad un terzo di quanto sinora speso; perciò a parità di spesa (fondi già stanziati dalla Regione per il 2019) il canale si potrebbe scavare nella direzione giusta (nord-est) e per l’opportuna profondità, migliorando la sicurezza. Questa realtà polesana non può però continuare a svilupparsi sulla gestione dell’emergenza; ne va dell’economia e dell’occupazione di quel territorio. La soluzione è nota da anni ma i soli interventi spot fanno gravare le conseguenze su chi lavora.
Nell’area Polesana la pesca è un’attività economica fondamentale ed ai 300 marittimi di Barbamarco si aggiungono i 1500 operatori delle vicine Sacca del Canarin e Sacca degli Scardovari (non più pesce azzurro ma vongole e mitili). Qui il problema del mancato intervento sul territorio (sui problemi noti fin dal 2013, sono più di due anni che i soldi sono stanziati ma di lavori neanche l’ombra) si traduce in occupazione a rischio, mancato sviluppo e danni all’ambiente. In questo caso l’intervento dovrebbe arginare l’acqua dolce che abbassando il grado di salinità uccide i molluschi. Ad oggi tutti i pescatori sono costretti nella Sacca degli Scardovari, sovraccaricando l’ambiente con riduzione della produzione e prospettiva insostenibile per l’attività e l’ambiente stesso.
L’economia di quel territorio non può crescere in queste condizioni, anzi le ricadute sull’ambiente, sull’occupazione e sulla sicurezza ne minano anche il proseguimento. Le richieste e le osservazioni di chi si misura quotidianamente con la fatica del mare devono essere finalmente accolte.

Mestre, 27 marzo 2019

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