CGIL VENETO
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NEGOZI APERTI PER NATALE, SANTO STEFANO E CAPODANNO: MENTRE LA “MERCIFICAZIONE” DELLE FESTE TENDE A CRESCERE, I SEGRETARI REGIONALI DI FILCAMS CGIL. FISASCAT CISL E UILTUCS SCRIVONO AL PATRIARCA ED AI PRESIDENTI DELLA REGIONE E DELL’ANCI PERCHE’ INTERVENGANO NEI RISPETTIVI RUOLI CONTRO QUESTA DERIVA.

La “campagna” è già iniziata ed alcune catene della distribuzione e centri commerciali hanno comunicato l’intenzione di restare aperti nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno, con buona pace dei dipendenti – che saranno chiamati a lavorare – e del senso etico e religioso di quelle festività, su cui qualcuno sa ben speculare con le crociate ideologiche, salvo porsi il problema del rispetto stesso delle feste. A richiamare l’attenzione sulle aperture senza regole dei negozi sono i segretari Generali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Emilio Viafora, Maurizia Rizzo, Luigino Boscaro che con due distinte lettere, inviate al Patriarca di Venezia, Monsignor Moraglia, ed ai Presidenti della Regione e dell’ANCI Veneto, Zaia e Pavanello, chiedono un intervento per far rientrare queste decisioni. In particolare il sindacato invita Luca Zaia e a Maria Rosa Pavanello a “sensibilizzare tutte le Pubbliche Amministrazioni perché intervengano anche attraverso una moral suasion o con specifici provvedimenti avverso la decisione delle catene che hanno preannunciato l’apertura in occasione di queste festività”. Ciò, dicono, rappresenta “una vera e propria barbarie contro la dignità delle persone che già con le aperture domenicali fanno fatica a conciliare la loro vita lavorativa con quella affettiva e familiare.
Non è certo un bel segnale per l’insieme della società veneta e soprattutto per le nuove generazioni – prosegue la lettera – che il consumo diventi il centro della vita delle persone e che valori fondanti, a partire da quelli di poter vivere le feste natalizie con i propri cari, possano essere cancellati in nome del profitto”.
Un autorevole intervento, “nelle forme che riterrà adottare”, è chiesto anche al Patriarca di Venezia.
“Come più volte ha sottolineato Papa Francesco – scrivono i sindacalisti – le nostre società deperiscono e smarriscono i valori più pregnanti dell’Uomo in nome del profitto. Dentro questa deriva il consumo diviene l’unica dimensione in cui vivere e tutti gli altri valori che definiscono la nostra esistenza di uomini e di donne vengono cancellati. Le aperture dei negozi nelle giornate del Natale segnano perciò un profondo stravolgimento di quelle radici culturali, religiose e civili non solo italiane ma dell’intero Occidente. Quelle stesse radici e valori oggi bersaglio di un terrorismo che semina morte e rischia di precipitare il mondo in una barbara regressione”.
“Le famiglie – proseguono Viafora, Rizzo e Boscaro – sono attraversate da una crisi determinata dalla scomposizione dei tempi, non ci si ritrova più insieme ed è sempre più difficile quella vita familiare e comunitaria che ha consentito alle persone di sentirsi cittadini ed emanciparsi dalle condizioni di disagio sociale ed economico che a volte segna la condizione umana.
Sempre Papa Francesco ha richiamato tutte le Istituzioni al diritto ad un lavoro dignitoso e ricco di diritti come condizione per rendere la società migliore, più giusta, più libera. Un appello universale che ha segnato in modo significativo le coscienze di milioni di uomini in ogni parte del mondo.
Siamo certi della Sua comprensione e che coglierà il significato del messaggio che Le consegniamo non attinente ad una normale vicenda sindacale ma all’affermazione di un valore più pregnante che riguarda la dignità delle persone e delle famiglie”.

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