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DI MAIO ATTACCA IL SINDACATO DIMOSTRANDO IGNORANZA ED ARROGANZA

“Il candidato premier del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio dimostra ignoranza e arroganza”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso ha commentato le dichiarazioni del vicepresidente della Camera che, intervenendo al Lingotto di Torino, ha parlato della necessità di un’autoriforma dei sindacati pena un intervento autoritario da parte del governo. “Se non si riformeranno – ha detto – quando saremo al governo, interverremo noi”.

Susanna Camusso lo ha definito “un linguaggio autoritario e insopportabile”. “Di Maio – ha aggiunto – dimostra tutta la sua ignoranza, ma insieme l’arroganza di chi crede che il pensiero sia solo di chi governa e non riconosce la rappresentanza”.
“Di Maio – ha detto ancora Camusso – dimostra analfabetismo sulla Costituzione, dice cose che non sa, non sa neppure che il sindacato è un’associazione libera che cambia in continuazione perché radicata nei luoghi di lavoro”. Nel merito Camusso osserva che “non è il primo che lo dice, ce n’è stato un altro prima di lui, che poi ha fatto il Jobs Act”.

E l’idea del lavoro di cui è portatore il Movimento 5 Stelle lascia quantomeno perplessi.
Per l’immediato Di Maio invoca una “manovra shock” sul costo del lavoro e, quanto alla rappresentanza, ritiene necessario “avere dei rappresentanti eletti direttamente da tutti i lavoratori per la gestione quotidiana dei problemi organizzativi con l’azienda”. E la gestione non quotidiana? I piani e le prospettive? I diritti e le tutele? I contratti nazionali, quelli che valgono per tutti, anche i più deboli?
Di Maio ne approfitta per dettare la ricetta del suo ipotetico governo: abbassare il costo del lavoro come grande programma nazionale. Altro che investimenti, rilancio del sistema, innovazione e nuova e qualificata occupazione!
E intanto promette il Bengodi ad un esercito di aspiranti futuri disoccupati.

La cosa si commenta da sé ed è fin troppo chiaro dove con queste tesi deliranti alla fine nel concreto si vada a parare, non certo verso il sostegno del lavoro e della sua dignità ed è evidente che la presenza del sindacato è vista come un ostacolo da rimuovere.
Quanto alle accuse di “privilegi e stipendi da capogiro” è bene che Di Maio si documenti prima di parlare. Visto da chi lavora nel sindacato, è decisamente il suo ad essere lo stipendio d’oro.

 

Molte le prese di posizione su questa vicenda. Nel Veneto, tra gli altri, è intervenuto Stefano Facin, Segretario regionale della Filctem Cgil. 

“Cambiano le persone, ma non cambiano i toni, le stupidità, l’arroganza e la visione autoritaria a cui fanno riferimento”, dice Facin che aggiunge: “un importante esponente di un partito che si erge a voler governare il Paese e che dovrebbe essere lui il portatore del “nuovo” della politica che sia al servizio delle persone, dichiara minacciosamente che il Sindacato si deve autoriformare o sarà lui a cambiarlo.
Parole già sentite, da chi si ergeva a cambiare il Paese e la stessa politica e che alla fine ha solo partorito Jobs act e precarietà e una economia asfittica che non colpisce minimamente la disoccupazione, anzi.
Serve oggi lanciare una riflessione, sia esterna che interna, che punti a rendere chiari gli obiettivi di questi “nuovi signori” e che faccia vedere la loro vera faccia antidemocratica e autoritaria.
Strada difficile e complicata, ma che porterà chiarezza anche in quel tessuto sociale trasversale, che vede, anche al nostro interno, con favore questi personaggi”.

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