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LO SCHIAVISMO E’ ANCHE QUI, IN UNA VENETISSIMA AZIENDA AGRICOLA

Dalle agenzie di stampa

Padova, 22 apr. (AdnKronos) – I Carabinieri del Comando Provinciale Carabinieri di Padova, congiuntamente a quelli del Nucleo Ispettorato del Lavoro, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Padova, che ha colpito i beni di un’importante azienda ortofrutticola del piovese, operante da diversi anni nel settore della coltivazione, raccolta e confezionamento di prodotti ortofrutticoli. Oltre 3 milioni di euro il valore dei beni colpiti dal provvedimento, due le persone indagate per sfruttamento del lavoro, immigrazione clandestina e occupazione illegale di manodopera.

Lavoravano 12 ore per 36 euro al giorno

(ANSA) – PADOVA, 22 APR – Lavoravano anche 12 ore al giorno per 3/4 euro all’ora, senza turno di riposo e ferie, gli immigrati nell’azienda Faverato di Correzzola posta sotto sequestro oggi dai carabinieri di Padova. Il provvedimento è stato emesso nel contesto dell’operazione che il 13 novembre 2014, aveva portato all’arresto di 4 indiani per estorsione aggravata e favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina.

L’indagine è iniziata il 20 settembre 2014 dopo il ferimento, a colpi di machete di un indiano da parte di un connazionale che è stato arrestato per lesioni personali aggravate.

Gli investigatori hanno poi cercato di capire le motivazioni che avevano portato all’aggressione scoprendo un’inquietante realtà che interessava un nutrito numero di braccianti agricoli che operavano in aziende di Correzzola e che li vedeva vittime di un vero e proprio racket. I carabinieri sono riusciti ad abbattere il muro di omertà raccogliendo da una trentina di indiani testimonianze di soprusi e maltrattamenti. E’ così emerso che ciascuna vittima era giunta in Italia dall’India,pagando somme di denaro comprese tra i 6.500 e gli 8.500 euro che venivano versati interamente ad una congrega di connazionali facenti capo ai 4 arrestati i quali organizzavano il viaggio attraverso mezzi di fortuna, utilizzando nulla-osta all’ingresso per motivi professionali, promettendo condizioni di vita migliori e buoni salari di lavoro. Una volta in Italia, gli immigrati, non più in regola con le norme di soggiorno e quindi versando in condizione di clandestinità, sono stati alloggiati in un’abitazione fatiscente a Correzzola dove, pagando tra l’altro un affitto tra i 10 e 230 euro, dimoravano in condizioni precarie, senza il benchè‚ minimo presupposto di igiene e sicurezza. Gli indiani venivano impiegati dagli sfruttatori come braccianti nei campi circostanti, alle dipendenze dell’azienda di uno degli arrestati e della Faverato, percependo un salario assolutamente inadeguato per le mansioni e i turni di lavoro svolti, venendo così apertamente sfruttati nel lavoro di coltivazione e raccolta di prodotti agricoli. Gli indiani arrestati riscuotevano poi dai connazionali un ulteriore obolo, tra 0,50 e 1 euro, su ogni singola ora di lavoro prestata. Chi si rifiutava subiva aggressioni come quella avvenuta il 20 settembre 2014. Le indagini si sono spostate poi sull’azienda agricola in cui i carabinieri hanno scoperto che si avvaleva della manodopera di decine di indiani. I due fratelli Faverato, che gestivano l’ azienda, nel 2013 e nel 2014 avevano utilizzato i lavoratori indiani in varie mansioni agricole, con competenze salariali che andavano dai 3 ai 4 euro l’ora, a fronte dei 9,10 euro previsti dagli accordi contrattuali. Inoltre, i braccianti erano sottoposti a condizioni lavorative particolarmente degradanti, lavoravano anche 12 ore al giorno, non usufruendo di riposo settimanale e di periodi di ferie.

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